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Dal 13 ottobre la richiesta fondi per le imprese culturali e creative

L’accesso al Fondo da 200 milioni non è riservato ai soli enti del settore: ammesse tutte le imprese sociali

di Jessica Pettinacci e Gabriele Sepio

Imprese culturali e creative: dal 13 ottobre prossimo al via le domande per l’accesso ai 200 milioni di euro stanziati dal Ministero Sviluppo Economico (Mise). Questo quanto emerge dal decreto dell’8 agosto scorso, con cui il Mise è intervenuto per fissare termini e modalità per presentare le istanze e accedere ai finanziamenti volti al sostegno dell’economia sociale e del settore delle imprese culturali e creative.

Con l’incentivo messo in campo dal Ministero si punta a favorire la realizzazione di interventi non inferiori ai 100mila euro e non superiori a 10 milioni di euro. Interventi, questi, previsti allo scopo di determinare effetti positivi in termini di impatto sociale sia in termini di sostenibilità ambientale, nonché di incremento occupazionale di lavoratori con disabilità.

La platea dei beneficiari

L’accesso alla misura non è riservato ai soli enti qualificati come imprese culturali e creative. Vale a dire a quella tipologia di enti introdotta dalla Legge di stabilità 2018 che si connota per lo svolgimento, in via esclusiva o principale, di attività di ideazione, sviluppo e valorizzazione di prodotti culturali. Si tratta di un modello che ha registrato uno scarso appeal, complice la mancanza di una disciplina organica che fissi criteri e modalità per il riconoscimento e che si coordini con quanto già previsto dalla riforma del Terzo settore. Proprio la disciplina in tema di imprese sociali sovviene a tale lacuna normativa. Il decreto infatti include dunque nel novero dei beneficiari tutti gli enti qualificati come impresa sociale (ai sensi del Dlgs 112/2017), incluse le coop sociali e le società cooperative con la veste di Onlus in questa fase transitoria di operatività della riforma.

L’assunzione della qualifica di ente del Terzo settore (nella specie, quella di impresa sociale) assume ancora una volta centralità quale standard di riferimento nel mondo non profit ai fini dell’accesso a risorse pubbliche. Ciò anche e soprattutto in considerazione del fatto che la cultura rientra espressamente tra i settori di interesse generale previsti per le imprese sociali (art. 2 Dlgs 112/2017).

Una qualifica che potrebbe risultare conveniente anche grazie alla nuova disciplina fiscale, che esclude da imposizione l’utile che sia effettivamente reimpiegato nell’attività solidaristica, tassando invece tutto ciò che viene utilizzato per finalità diverse da quelle che non rientrano nei confini dell’attività svolta (ad esempio la distribuzione di utili, consentita entro limiti piuttosto ridotti dall’articolo 18 Dlgs 112/2017). Una misura quest’ultima che non è ancora operativa e per la quale occorre attendere l’autorizzazione da parte della Commissione Ue.

La procedura

A livello operativo, le domande per l’accesso ai finanziamenti dovranno essere presentate via Pec secondo modelli standard che saranno resi disponibili sul sito del Mise. Accanto alla domanda, l’ente dovrà allegare apposita documentazione relativa, ad esempio, al piano progettuale che descriva la fattibilità del programma di investimento e alla delibera della Banca finanziatrice che attesti la capacità economico-finanziaria dell’ente. Le agevolazioni sono concesse a fronte di una procedura valutativa. In caso di esito positivo, spetta al Mise adottare il provvedimento di concessione del finanziamento. Entro 90 giorni dallo stesso, l’impresa sarà poi tenuta alla stipula del contratto di Finanziamento con la Banca finanziatrice, a pena di decadenza e fatta salva eventuale deroga comunque non superiore a 90 giorni. Il mancato rispetto dei termini comporta la decadenza del provvedimento di concessione delle agevolazioni.