Addio agli studi di settore: indici di affidabilità fiscale già nella manovrina
I nuovi indici di affidabilità fiscale (Isa) salgono sul treno accelerato della manovra correttiva per spedire in soffitta gli studi di settore. La commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri l’emendamento di maggioranza (primi firmatari Michele Pelillo del Pd e Maurizio Bernardo di Ap) con cui viene riscritta la propopsta di legge presentata ad aprile dai due deputati con cui vine disciplinata la progressiva introduzione dei nuovi indici di affidabilità fiscale. Affidabilità che sarà “valutata” dal Fisco con un punteggio da 1 a 10. E più alto sarà il voto del singolo contribuente, più ampio sarà il perimetro del regime premiale riconosciuto.
Per Michele Pelillo, capogruppo Pd in commissione Finanze a Montecitorio, la riformulazione approvata ieri - e che ora dovrà ottenere il via libera dell’Aula della Camera e poi del Senato - rappresenta «un’ ottima sintesi di tutte le istanze raccolte nel corso del ciclo di audizioni con i rappresentanti di categoria sulla proposta di legge». A partire dai tempi certi entro cui il provvedimento dell’agenzia delle Entrate dovrà individuare le attività economiche per le quali devono essere realizzati gli indici e quelli da sottoporre a revisione. Il provvedimento dovrà arrivare inderogabilmente entro il 31 dicembre di ogni anno con possibili correttivi entro febbraio.
Nell’emendamento approvato viene espressamente previsto poi che per il periodo d’imposta 2017 - il primo di applicazione e quindi gli effetti si “vedranno” per le prime 70 categorie dalle dichiarazioni 2018 - il provvedimento delle Entrate dovrà essere emanato entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del Dl 50/2017. Quindi verosimilmente entro settembre. Tra le novità dell’ultima ora, una riguarda anche i dati utilizzati per la realizzazione dei nuovi Isa. Oltre a utilizzare quelli provenienti dalle dichiarazioni fiscali e dall’Anagrafe tributaria, nella progettazione degli indici saranno utlizzati anche i dati dell’Inps. Dunque avranno un loro peso anche i contributi.
La grande novità degli Isa è il definitivo abbandono degli studi di settore in favore di un meccanismo di “incentivazione” alla compliance. Come ha sottolineato Maurizio Bernado il nuovo strumento, oltre a semplificare il rapporto con il Fisco, introduce «un sistema di premialità legato al posizionamento del contribuente rispetto agli indici che prevede l’esonero da alcuni adempimenti e l’esclusione dagli accertamenti sulle presunzioni semplici». Ma non solo perché, come aggiunge Pellillo, tra i vantaggi “concessi” alle partite Iva più virtuose ci sarà anche «anche la riduzione dei tempi di accertamento parametrata al grado di fedeltà fiscale» (almeno un anno in meno è sempre garantito). Il regime premiale prevede poi l’esclusione dalla disciplina delle società non operative, lo stop al redditometro, l’esonero dal visto di conformità per la compensazione dei crediti Iva fino a 50mila euro e per i crediti da imposte dirette e Irap fino a 20mila euro. Infine, nessun visto di conformità anche in caso di rimborsi Iva fino a 50mila euro. Regime premiale che, però, sarà precluso nei casi di reati tributari. Comunque chi omette la comunicazione di dati o invia informaziuoni inesatte o incomplete, riceverà dall’agenzia delle Entrate un alert prima di una possibile contestazione. Con la “lettera” del Fisco il contribuente verrà invitato a correggere gli errori commessi o a comunicare i dati. Le sanzioni saranno comunque graduate in relazione al comportamento del contribuente e ci sarà la possibilità per l’amministrazione finanziaria di procedere all’accertamento induttivo dei redditi, dell’Irap e dell’Iva in caso di mancata comunicazione delle informazioni dovute.
L’elaborazione degli Isa sarà affidata a una commissione di esperti nominati dal Mef, in relazione delle indicazioni dell’amministrazione finanziaria e delle associazioni di categoria e ordini professionali. La commissione parteciperà all’elaborazione e dovrà esprimere il suo parere sull’idoneità di ciascun indice. La partecipazione alla commissione sarà a titolo gratuito.
Per venire incontro ad alcune indicazioni avanzate dalle associazioni di categoria e dai professionisti in audizione, l’emendamento prevede che gli obblighi dichiarativi per i soggetti cui si applicano gli indici, gli studi di settore e i parametri (nel periodo transitorio) saranno svincolati dalle modalità utilizzate per determinare il reddito. Dunque «nessuna distinzione tra cassa e competenza», rimarca Pelillo.
Intanto, guardando al (recente) passato ma sempre nell’ottica di favorire la compliance, l’agenzia delle Entrate ha messo ieri a disposizione all'interno del cassetto fiscale tutti i dati del quinquennio 2011-2015. Professionisti e imprese potranno così consultare per i quinquenni 2009-2013, 2010-2014 e 2011-2015 i principali dati dichiarativi relativi agli studi di settore. In pratica potranno verificare l’eventuale presenza di anomalie nei dati dichiarati, come ad esempio tra le rimanenze finali di un anno e le esistenze iniziali di quello successivo e, nel caso in cui si riscontrino errori o omissioni, regolarizzare la propria posizione con il ravvedimento operoso.