Imposte

Bonus edilizi, 35 voci per il nuovo prezzario

Verso la firma il decreto con i nuovi riferimenti: conterrà un sistema di salvaguardia per i cantieri avviati

di Giuseppe Latour

Arriva un nuovo decreto per tenere sotto controllo i prezzi del superbonus (e non solo). Il ministero della Transizione ecologica sta completando in questi giorni il lavoro tecnico di preparazione del nuovo provvedimento, previsto dalla legge di Bilancio, che servirà a individuare i valori massimi che, per alcune categorie di lavorazioni, saranno considerati congrui. Entro il 9 febbraio (la data individuata proprio dalla manovra 2022) sarà firmato dal ministro, Roberto Cingolani.

Non si tratterà di un prezzario analitico, composto da migliaia di voci per tutte le possibili lavorazioni che accedono agli sconti fiscali. Nell’elenco compariranno, invece, circa 35 voci, che saranno il riferimento per gli interventi che accedono al 110%, ma anche per i bonus “minori” (come il 50%, l’ecobonus e il bonus facciate), quando il contribuente scelga di monetizzarli attraverso la cessione del credito e lo sconto in fattura.

«Nel decreto - spiega Mauro Mallone, dirigente della divisione Efficienza energetica del ministero della Transizione ecologica - saranno essenzialmente riprese le voci dell’allegato I, che riguardano tutte i consumi energetici degli edifici». Si tratta dell’allegato al decreto Mise del 6 agosto 2020, nel quale sono indicati i requisiti tecnici per l’accesso alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli immobili.

Ci saranno, tra gli altri, i massimali per la riqualificazione energetica globale degli edifici, per l’isolamento delle coperture, dei pavimenti e delle pareti perimetrali, i tetti per la sostituzione degli infissi (divisi per zone climatiche), per l’installazione di schermature solari, per le caldaie a condensazione. E ancora: saranno catalogati microcogeneratori, pompe di calore, generatori a biomasse, tecnologie di building automation.

«Attraverso macro-categorie di interventi, sarà possibile ricomprendere la grande maggioranza delle lavorazioni», aggiunge Mallone. Per le voci non comprese, restano le alternative utilizzate dai tecnici in questi mesi, come i prezzari regionali. Da registrare, peraltro, che in queste prima settimane del 2022 già due Regioni (Lazio e Sicilia) hanno aggiornato i loro prezzari.

Proprio il rapporto tra gli altri prezzari e i massimali del decreto Mite (si veda anche il pezzo in basso) resta una delle questioni da sciogliere nei prossimi giorni: la formulazione della manovra, infatti, lascia il dubbio che i nuovi massimali del Mite vadano utilizzati sempre, indipendentemente dal prezzario usato per l’asseverazione dei prezzi.

E non è l’unica questione aperta. In ballo c’è, infatti, anche il periodo transitorio. Si tratta di un aspetto decisivo, perché l’applicazione dei nuovi tetti potrebbe portare dei problemi a chi ha già dei computi metrici definiti, ma non ha ancora chiuso i suoi lavori e licenziato le relative asseverazioni. Nel decreto, allora, ci sarà un meccanismo di salvaguardia per i cantieri aperti: il suo funzionamento in dettaglio resta uno degli ultimi punti da definire nei prossimi giorni.

Infine, c’è la questione dei tempi. La legge di Bilancio 2022 indica, come detto, la scadenza del 9 febbraio per la firma del decreto, senza alcun concerto di altri ministeri. Dal Mite fanno sapere che quel termine sarà certamente rispettato. Anzi, già nel giro di una settimana dovrebbe essere tutto pronto: l’istruttoria tecnica del provvedimento è in fase avanzatissima. I tempi, insomma, potrebbero essere anticipati di qualche giorno.

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