Confermati gli obiettivi del governo Renzi
Il calo della pressione fiscale registrato ieri dall’Istat conferma gli obiettivi perseguiti negli ultimi tre anni dal governo Renzi, ulteriormente rafforzati nella legge di bilancio per il 2017. È solo l’ultimo di una serie di dati che indicano la strategia riformatrice di una sinistra che abbassa le tasse per creare sviluppo e lavoro.
Se, tre anni fa, ci avessero detto che il numero delle persone che lavorano sarebbe cresciuto, il reddito delle famiglie sarebbe aumentato per il calo delle tasse, le uscite dello stato ridotte e gli investimenti delle imprese aumentati, avremmo risposto, con ogni probabilità, “magari”. Se poi ci avessero detto che l’indebitamento delle Pubbliche Amministrazioni sarebbe cresciuto leggermente e solo perché le tasse sarebbero calate più velocemente delle spese, non saremmo stati troppo dispiaciuti.
Con la sorpresa di alcuni, i dati Istat sul III trimestre del 2016 consegnano proprio questo quadro: non più un’ipotesi o una speranza ma l’esatta realtà dell’economia italiana. Alla fine del 2016 lavoravano in Italia 239mila italiani in più del 2015 mentre più di mezzo milione di persone riprendeva fiducia e decideva di uscire dall’inattività. Quasi 9 su 10 dei nuovi lavoratori dipendenti lo erano poi a tempo indeterminato. Il reddito delle famiglie al netto delle tasse cresceva di quasi il 2%, come non succedeva da 5 anni. Pur con una crescita delle nostra economia positiva ma bassa, la riduzione delle tasse (-0,2% Pil a fine 2016 sul 2015) riusciva a rialzare il potere d’acquisto delle famiglie. Nel mentre, per assicurare che le tasse possano continuare a calare anche in futuro, continuava la riduzione delle uscite dello Stato (-0,3% Pil a fine 2016 sul 2015). Infine, le imprese non finanziarie – il cuore della nostra economia reale – non si fermavano ma aumentavano gli investimenti fissi lordi di quasi il 4%, il più grande balzo dal 2010. È un dato importantissimo: gli investimenti rimangono la più importante garanzia per chi lavora e cerca lavoro.
Nella politica italiana si fa sempre presto a dire “riforme”, più tempo e dedizione sono necessari a realizzarle e ancora di più perché queste possano produrre i risultati per cui sono state predisposte. Cosa cercavamo di realizzare con lo sforzo riformatore dei mille giorni di governo? Esattamente quello che oggi l’Istat misura nell’economia italiana: aiutare la creazione di posti di lavoro di qualità, ridurre le tasse sulle famiglie italiane per aumentare il reddito a loro disposizione, risparmiare i soldi dei contribuenti tagliando le inefficienze della spesa pubblica e aiutare le imprese a tornare a investire per creare lavoro e aumentare la produttività, cioè il valore del lavoro per i lavoratori.
C’è poi un’ultima riforma, importante ma ancora in divenire. Oltre ad abbassare le tasse, vogliamo cambiare la natura del rapporto tra il fisco e il cittadino. Non vogliamo solo sanzionare i disonesti, come mostra il recupero evasione del 2015 (quasi 15 miliardi), ma mettere il fisco dalla parte dei contribuenti onesti che chiedono certezza. Importanti cambiamenti sono avvenuti in questi due anni: la dichiarazione precompilata per milioni di contribuenti ha permesso a molti cittadini di correggere gli errori senza incorrere in sanzioni; la delega fiscale ha permesso di offrire certezza fiscale alle imprese serie che vogliono investire. È di oggi la notizia che Ferrero, un’impresa nota non solo nella quotidianità di ciascuno di noi ma anche per l’elevata responsabilità sociale, è il primo gruppo ad avere aderito al percorso di adempimento collaborativo previsto dalla attuazione della delega fiscale per le grandi aziende. Dare certezza alle operazioni fiscali complesse è un modo per favorire gli investimenti della parte migliore del paese.
In un paese che sta uscendo dalla più lunga recessione della sua storia repubblicana e in cui il lavoro si ricostruisce con fatica è difficile mantenere lo sguardo sul futuro. Senza dimenticare quanto rimane da fare, non ignoriamo i miglioramenti in essere. Sarebbe il peggior errore per superare le difficoltà di domani. Lyndon Johnson, un grande presidente democratico, amava ripetere: «let us continue», diamoci la forza per continuare. Quell’esortazione è la stessa che si ripete ogni giorno il Partito Democratico per servire il paese.