Imposte

Costi, contributi e bonus: le variabili in gioco

Tra i fattori da tenere d’occhio gli oneri di struttura e il peso della previdenza

di Stefano Vignoli

L’innalzamento a 85mila euro della soglia di accesso al regime forfettario si riflette in un risparmio di imposte in molti casi significativo. Ma il vantaggio del forfait, di fatto, varia da contribuente a contribuente, e in alcuni casi può risultare preferibile il regime di tassazione ordinario.

Quali sono dunque gli elementi che possono spingere il contribuente a mantenere il regime ordinario in luogo di quello naturale forfettario?

I costi dell’attività

La prima verifica riguarda i costi effettivamente sostenuti: occorre infatti valutare se determinano un reddito superiore o inferiore a quello individuato sulla base dei coefficienti di redditività forfettari.

Così l’avvocato che collabora stabilmente con un grande studio legale (spesso mono-committente) avrà costi di gran lunga inferiori al 22% riconosciuto dal forfettario, perché può accedere gratuitamente a una serie di servizi dello studio (locali e utenze, banche dati, attrezzature tecniche, cancelleria, eccetera) sostenendo perlopiù il costo del consulente fiscale, che a sua volta risulta ridotto in ragione dei minori adempimenti.

Al contrario, l’avvocato indipendente che sostiene spese di studio e ha anche una segretaria part-time (con costo del lavoro comunque inferiore a 20mila euro, altrimenti la scelta del forfettario risulta comunque preclusa) avrà un reddito ben inferiore al 78% dei compensi e potrebbe preferire il regime ordinario.

D’altronde, gli effetti della variazione della base imponibile sono amplificati, visto che quest’ultima comprende, oltre alle imposte, anche i contributi sociali: in questo senso, il peso che sopporta un professionista non ordinistico (Inps 26,23%) è ben diverso rispetto, ad esempio, a quello del commercialista che versa alla propria Cassa soltanto il 12% di contributo soggettivo.

Iva e addizionali

Un altro elemento che spinge all’adesione al regime forfettario è il mancato addebito dell’Iva in fattura, che rende il forfait particolarmente vantaggioso per chi ha clienti privati e penalizza invece chi effettua acquisti con Iva, avendo clienti imprenditori o professionisti.

La convenienza del regime forfettario può inoltre dipendere dalla fiscalità locale: poiché l’imposta del 15% (o 5%) è sostitutiva di Irpef e addizionali, il risparmio sarà tanto maggiore quanto più elevate saranno le addizionali regionali e comunali altrimenti dovute dal contribuente.

Detrazioni e deduzioni

Proprio la natura di imposta sostitutiva ha un’ulteriore conseguenza per professionisti e autonomi che non dispongono di altri redditi, i quali, pertanto, non potranno beneficiare delle deduzioni e detrazioni d’imposta. Un problema ulteriormente acuito dalle recenti difficoltà di cessione dei tax credit per chi ristruttura casa (si veda l’articolo a pagina 4).

Sullo sfondo compaiono inoltre possibilità di tax planning più o meno legittime: si pensi al professionista forfettario che ha interesse a traslare alcuni costi professionali allo studio con cui collabora; alla possibilità di veicolare la clientela privata al collega di studio forfettario; oppure al semplice interesse di far sostenere al coniuge del contribuente forfettario le spese per i figli a carico, per beneficiare così della detrazione Irpef.

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