Imposte

De minimis, il boom di agevolazioni mette a rischio il tetto da 200mila euro

Troppe le misure collegate a questo regime: il limite triennale è troppo basso. Solo gli aiuti esplicitamente esclusi dal “de minimis” non rientrano nel plafond

di Roberto Lenzi

Per gli aiuti “de minimis” il tetto massimo di 200mila euro nel triennio ormai è troppo basso. Sono molte le agevolazioni che si appoggiano a questo regime e che rischiano di bloccare le imprese.

Basti pensare agli aiuti concessi dal fondo di garanzia alle imprese che devono fare finanziamenti a 15 anni, alla quota sul finanziamento agevolato concessa da Simest, agli aiuti concessi dal bando Inail Isi e a molti di quelli erogati direttamente dalle regioni. L’importo di 200mila euro è rimasto invariato da anni, ma oggi non è più attuale.

Il regime “de minimis” è stato introdotto dalla Commissione europea come strumento per permettere allo Stato e alle amministrazioni pubbliche l’erogazione di agevolazioni economiche alle imprese in deroga ai massimali previsti per gli aiuti di Stato. La possibilità di derogare si scontra, però, con il tetto massimo di aiuti economici in regime “de minimis” che l’azienda può ricevere.

Questo, per non falsare la concorrenza, non deve superare, nell’arco dei tre anni, i 200mila euro. Per verificare l’ammontare delle agevolazioni già ottenute in tale regime, il soggetto beneficiario deve sommare tutti gli aiuti ottenuti dall’impresa, a qualsiasi titolo, in regime de minimis, nell’arco dei tre esercizi finanziari. Possono accedere a tale regime tutte le aziende. Sono previste, però, delle eccezioni per alcuni settori.

Importante sottolineare che, ai fini di questa tipologia di aiuti, vale il concetto di azienda unica. Quindi, tutte le imprese appartenenti a uno stesso gruppo possono ottenere globalmente solo 200mila euro.

Tra i più noti aiuti concessi in conseguenza della pandemia, sono presenti quelli riconosciuti alle imprese dal Mediocredito centrale che, per avere una rata bassa su finanziamenti rinegoziati, devono fare operazioni della durata di 15 anni. Queste imprese non possono contare sul quadro temporaneo e utilizzano gli aiuti “de minimis” per avere la garanzia gratuita anche su operazioni a lunga scadenza, ma questa impatta pesantemente sul plafond disponibile. Anche gli aiuti concessi da Simest nella versione attuale prevedono una quota di aiuto in forma di “de minimis”.

Non devono essere conteggiati nel calcolo gli aiuti che non sono soggetti esplicitamente alla normativa “de minimis”. A titolo esemplificativo, sono esclusi dal conteggio il credito di imposta per investimenti nelle regioni del Mezzogiorno, che è un aiuto di Stato, il credito di imposta per investimenti in beni 4.0, che è un aiuto generico che impatta sulla fiscalità dello Stato, nonché la quota a fondo perduto prevista dall’intervento Simest, che rientra negli aiuti concessi in regime di Temporary Framework.

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