Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: accertamento, elusione ed esdebitazione

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

La percentuale di ricarico sulle merci non basta da sola per l'induttivo tanto più se non è ponderata. Possibile la produzione “tardiva” della documentazione se il contribuente dichiara la loro temporanea indisponibilità durante la fase istruttoria. In presenza di valide ragioni economiche nessuna plusvalenza da cessione immobiliare anche con acquisto e successiva rivendita nello stesso giorno. Il socio illimitatamente responsabile della società di persone che presta fidejussione per i debiti della società non può invocare la sua preventiva escussione. La compensazione reciproca fra saldi attivi e passivi bancari non può essere rilevata d'ufficio. L'amministratore di diritto risponde con l'amministratore di fatto solo se l'accettazione della carica è avvenuta con la piena consapevolezza della propria condotta omissiva. Per l'esdebitazione dell'imprenditore individuale fallito preminente la condotta complessivamente tenuta a discapito del soddisfacimento dei creditori. Sono questi i temi delle massime delle principali sentenze in ambito tributario e societario della Cassazione dal 26 al 30 marzo 2018.

La sola percentuale di ricarico sulle merci non basta per l’induttivo

È illegittimo l’avviso di accertamento che attribuisce una valenza significativa all’unico indizio della percentuale di ricarico, a maggior ragione se sussiste l’arbitrarietà della verifica a campione che non è stata neppure messa in relazione ai quantitativi acquistati. Questo in quanto nell’accertamento induttivo i valori percentuali medi della percentuali di ricarico non rappresentano un fatto noto storicamente provato bensì l’estrapolazione statistica di una pluralità di dati disomogenei, che come tali non sono in grado di integrare presunzioni gravi, precise e concordanti.

Cassazione, ordinanza 7003/2018


Quando è possibile la produzione “tardiva” dei documenti

La dichiarazione veritiera circa la temporanea indisponibilità dei documenti contabili non preclude il loro successivo utilizzo qualora non prodotti nella fase istruttoria Questo in quanto sono sempre producibili i documenti già richiesti dall’Amministrazione non solo nel caso in cui l’indisponibilità sia ascrivibile a forza maggiore o caso fortuito bensì anche a colpa del contribuente come negligenza ed imperizia nella custodia e/o conservazione.

Cassazione, ordinanza 7011/2018


Per l’elusione non bastano acquisto e rivendita nello stesso giorno

A seguito dell’introduzione della Legge comunitaria n. 88 del 7 luglio 2009 all’Amministrazione non può semplicemente invocare la sola divergenza tra valore dichiarato e “valore normale” per rettificare il corrispettivo di cessione di un immobile ai fini Iva ed Ires. Intanto la norma comunitaria ha abrogato retroattivamente il previgente Dl 223/2006, che consentiva tale facoltà. Poi, se pure l’Amministrazione intendesse utilizzare il solo scostamento tra valore dichiarato e “valore normale”, deve comunque provare l’intento elusivo.

Cassazione, ordinanza 7024/2018


La fidejussione del socio per i debiti sociali amplia l’azione del creditore

Il rilascio della garanzia fideiussoria da parte del socio illimitatamente responsabile non altera lo schema legale delle società di persone. Questo in quanto la fidejussione prestata dalla persona fisica del socio aggiunge un titolo diverso in base al quale il creditore è legittimato ad agire in executivis senza che al fideiussore sia consentito di avvalersi del beneficio della preventiva escussione del patrimonio sociale.

Cassazione, ordinanza 7139/2018


La compensazione fra saldi attivi e passivi bancari non si rileva d’ufficio

La compensazione reciproca dei saldi attivi e passivi riferiti a più rapporti o conti esistenti tra la banca e uno stesso correntista opera sempre salvo patto contrario. Tuttavia non può mai essere rilevata d’ufficio in quanto, per potere perfezionare la fattispecie estintiva, occorre che venga eccepita dalla parte che intende avvalersene.

Cassazione, ordinanza 7142/2018


Responsabilità condivisa tra amministratore di diritto e di fatto

L’amministratore di diritto risponde insieme all’amministratore di fatto per non avere impedito l’evento che aveva l’obbligo di impedire essendo sufficiente la generica consapevolezza che l’amministratore effettivo distragga o occulti, distrugga o dissipi i beni sociali, che comunque non può dedursi dal solo fatto che lo stesso abbia accettato di ricoprire formalmente la carica di amministratore. Questo in quanto, nel caso che l’accettazione della carica sia avvenuta con la consapevolezza di ricoprire l’incarico di prestanome, la consapevolezza della propria condotta omissiva possano scaturire gli eventi tipici del reato (dolo generico) o l’accettazione del rischio che questi si verifichino (dolo eventuale) possono essere sufficienti per l’imputazione della responsabilità penale.

Cassazione, sentenza 13396/2018


Al curatore la scelta se subentrare nel rapporto di lavoro della società fallita

In caso di fallimento il rapporto di lavoro, pur essendo formalmente in essere, non è automaticamente proseguito e difettando così l’esecuzione della prestazione lavorativa, non vi è obbligo da parte della procedura di corrispondere al lavoratore la retribuzione maturata. Ciò perché il fallimento non costituisce giusta causa di risoluzione del rapporto di lavoro, il quale rimane sospeso fintantoché il curatore non decide, sentito il giudice delegato, di subentrare nel contratto.

Cassazione, sentenza 7308/2018


Per l’esdebitazione rileva il comportamento del debitore

Ai fini dell’esdebitazione occorre sempre valutare il comportamento del debitore, in particolare la cooperazione prestata agli organi della procedura, l’aver evitato comportamenti ostruzionistici intesi a ritardare il suo svolgimento, il non avere contravvenuto all’obbligo di consegna al curatore della consegna della corrispondenza, il non avere beneficiato di altra esdebitazione negli ultimi dieci anni, il non aver distratto l’attivo e infine il non aver aggravato il dissesto attraverso il ricorso abusivo al credito. Questo in quanto per concedere siffatto beneficio all’imprenditore individuale fallito al termine della procedura gli organi fallimentari devono sempre considerare soggettivamente la condotta complessivamente dallo stesso tenuta a discapito del requisito oggettivo dell’avvenuto soddisfacimento, ancorché parziale, delle ragioni di credito di ciascun creditore.

Cassazione, ordinanza 7550/2018

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