Adempimenti

Forfettari, la stretta sul cumulo con i redditi da lavoro dipendente va contro lo Statuto del contribuente

di Marco Mobili e Giovanni Parente

La flat tax torna in Parlamento. A due settimane dall’entrata in vigore della stretta sul regime forfettario introdotta con la legge di Bilancio 2020, sono proprio i partiti di maggioranza a chiedere un chiarimento al Governo sulla decorrenza delle nuove regole. In particolar modo i fari sono puntati sulla reintroduzione del vincolo (che era stato rimosso un anno fa dal Governo gialloverde) che impedisce di usufruire del regime agevolato di tassazione alle partite Iva che hanno anche redditi di lavoro dipendente, assimilati o di pensione superiori a 30mila euro. A chiedere chiarimenti al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è il Movimento 5 Stelle con un question time a prima firma di Raffeale Trano in commissione Finanze alla Camera che chiede di sapere da quando scattano le nuove regole.

Il deputato pentastellato chiede, infatti, di capire se «per l’anno in corso sarà possibile ancora beneficiare della flat tax al 15%, per chi, oltre al reddito da lavoro autonomo, ha percepito più di 30mila euro da pensione o lavoro dipendente» e se scatterà «l’altro limite fissato ovvero quello di 20mila euro di compensi a collaboratori o di spese per acquisto di beni strumentali». Le perplessità nascono dalla considerazione, prosegue il question time, che con l’uscita dal regime forfettario in virtù delle nuove limitazioni i contribuenti interessati si sono trovati dal 1° gennaio a dover sottostare a una lunga serie di adempimenti fiscali da cui prima erano esonerati: dall’applicazione dell’Iva (con tutti i connessi oneri) all’obbligo di emettere fattura elettronica. Un elemento in chiara violazione dello Statuto del contribuente (legge 212/2000) secondo cui tra l’applicazione delle modifiche in materia di adempimenti fiscali e la loro applicazione devono decorrere almeno 60 giorni. Secondo questa linea di pensiero, il nuovo e più restrittivo regime forfettario dovrebbe entrare in vigore dal 1° gennaio 2021. A supporto di tale posizione, secondo i deputati M5S, ci sarebbe anche la circolare 9/E/2019 dell’aprile scorso che «aveva fatto slittare di un anno, l’applicazione di un altro paletto alla flat tax, approvato sempre a fine anno».

Inevitabile, a questo punto, per il partito di maggioranza «un pronto intervento chiarificatore da parte dell’amministrazione finanziaria, al fine di prevenire difformi interpretazioni della normativa, sulle cause di esclusione dal regime flat tax». E, in una nota diffusa ieri, i deputati aggiungono che «risulta effettivamente indispensabile chiarire l’effettiva l’entrata in vigore delle norme previste dalla legge di bilancio 2020, che evidenziano, fra l’altro, come anche l’Associazione italiana giovani avvocati, oltre ad altri operatori del settore, siano intervenuti in merito, valutando positivamente la conferma anche per il 2020 del regime flat tax, auspicando allo scopo un rapido intervento del Governo, in grado di fornire certezza in ordine al corretto regime fiscale da applicare».

A pesare sulla risposta che il ministero potrebbe fornire già oggi a Montecitorio c’è la tutela dei saldi di finanza pubblica: con la stretta introdotta l’Esecutivo conta di recuperare circa 50 milioni già per il 2020 ma quasi 750 milioni per il prossimo anno.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©