Contabilità

I commercialisti: il fatturato di Spa e Srl perde il 20% in un semestre

L’emergenza Covid-19 taglia oltre 280 miliardi. Miani: «Urgente intervenire»

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di Giuseppe Latour

Oltre 280 miliardi di euro di perdita. E un fatturato in caduta libera (-19,7%) per le aziende italiane (spa e srl).  Sono i terribili numeri che riflettono l’emergenza Covid-19, relativi al primo semestre dell’anno, inseriti nell’Osservatorio sui Bilanci delle Srl 2018 e stime 2020 del Consiglio e della Fondazione nazionali dei commercialisti.

Nell’analisi sono considerate circa 830mila società che fatturano complessivamente circa 2.700 miliardi di euro, l’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici. L’Osservatorio sui bilanci dei commercialisti elabora i dati presenti nella banca dati Aida di Bureau van Dijk.

Non tutti i territori hanno sofferto allo stesso modo. Alcune aree fanno molto peggio della media nazionale, anche a causa della diversa distribuzione tra settori produttivi bloccati dalle chiusure. Tra le province ad accusare maggiormente gli effetti della pandemia, Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%), mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%). A livello di macroarea la maggior sofferenza si avverte nel Nord-Est (-21,3%), mentre le isole (-17,6%) fanno registrare la minor perdita in termini di variazione percentuale.

Le differenze emergono anche nella distribuzione temporale: non tutti i mesi sono stati uguali. Solo ad aprile la perdita di fatturato calcolata sulla base delle simulazioni descritte è pari a 93 miliardi di euro (-39,1%).

«Quella che emerge dalle nostre simulazioni sulla perdita di fatturato delle società di capitali italiane nel primo semestre dell’anno – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani - è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane».

In questo momento - dice ancora Miani - «è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi». In questo quadro, «non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’Iva, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile».

Oltre a ciò, secondo Miani «sarà fondamentale disegnare nel medio periodo una riforma fiscale che completando il riequilibrio ormai interrotto tra la tassazione sul lavoro e quella sui consumi, riduca la pressione fiscale sul ceto medio e sui giovani, così da favorire sia un accrescimento del reddito spendibile da parte delle famiglie con figli, che hanno una più elevata propensione al consumo, sia incentivando la propensione a lavorare delle fasce più deboli e l’emersione del nero».

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