Informazioni a 360° gradi ma bisogna farle parlare
Con la manovra il governo ha invertito la rotta sul contrasto dell’evasione, abbandonando la strada dei condoni perseguita negli ultimi anni e puntando tutto sulla tracciabilità e sull’uso dei dati.
Al netto dei proclami sul carcere ai grandi evasori (il cui effetto in termini di deterrenza è tutto da dimostrare), la strada è quella giusta, e non per caso è simile a quella perseguita dalle amministrazioni fiscali dei paesi più avanzati e suggerita dall’Ocse nei suoi rapporti annuali.
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Sarebbe però davvero fuorviante pensare che una volta scritte le norme e (ulteriormente) aumentata la quantità di dati teoricamente a disposizione dell’amministrazione fiscale cresca nello stesso tempo, come per magia, la sua capacità di utilizzo reale dei dati stessi.
Basti ricordare quanto accaduto con l’anagrafe dei rapporti, riformata nel 2011 nel decreto cosiddetto Salva-Italia del governo Monti aumentando considerevolmente le informazioni disponibili ma rimasta sostanzialmente inutilizzata fino ad oggi, come documentato nella relazione della Corte dei conti del 2017.
Gli ostacoli per un pieno utilizzo della quantità, invero considerevole, di dati oggi a disposizione dell’amministrazione finanziaria sono di tre tipi.
1. Il primo è legato all’applicazione della legge sulla privacy e alla necessità, finora posta dal Garante, di conoscere preventivamente i criteri di elaborazione delle liste di contribuenti considerati a maggiore rischio di evasione, richiesta che mal si concilia con la logica induttiva che è propria dell’analisi dei dati. Questa genera il profilo di rischio del contribuente come esito dell’analisi massiva e non basandosi su criteri prestabiliti in base ad una logica deduttiva. Per superare i problemi di privacy, a quanto risulta, la legge di bilancio dovrebbe contenere un’innovazione di cui si dà conto in questa pagina. Una volta risolto (se lo sarà) il nodo della privacy, se ne dovranno tuttavia affrontare altri due.
2. Innanzitutto, quello delle risorse umane. È noto che l’agenzia delle Entrate ha subito una considerevole perdita di personale dirigenziale a seguito della sentenza della Corte costituzionale e della colpevole inerzia dei governi del tempo. È meno noto che l’Agenzia stessa è ancora oggi dotata in misura del tutto insufficiente delle nuove professionalità necessarie ad utilizzare i dati nel dialogo con il contribuente, e quindi di statistici, informatici e psicologi.
3. Infine, ma certamente non ultimo per importanza, c’è il nodo dell’organizzazione della filiera dei dati, che va dalla loro raccolta al loro utilizzo. Questa filiera è oggi dispersa tra molti soggetti, alcuni dei quali privati che lavorano con ottica di mercato, altri pubblici che sono, nella migliore delle ipotesi, poco coordinati tra loro. Questa dispersione provoca diverse strozzature ed è la vera ragione per cui molte proposte ambiziose sono rimaste sulla carta o sono state attuate al di sotto delle loro potenzialità.
È di fondamentale importanza che con le prossime scelte il Governo affronti e sciolga con decisione ed energia tutti questi nodi.