Isa e forfettari, rischio beffa nel Dpcm di proroga: non c’è lo slittamento al 20 agosto con lo 0,40%
Il decreto pubblicato in «Gazzetta» non prevede il differimento al 20 agosto per chi paga con la maggiorazione
La proroga dei versamenti al 20 luglio per 4,3 milioni di partite Iva soggette agli Isa o nel regime forfettario rischia di trasformarsi in una beffa. Già, perché stando al Dpcm del 28 giugno pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 30 giugno rispetto agli anni passati non c’è nessun differimento per chi versa con la maggiorazione dello 0,40 per cento. Quindi tutti quanti (contribuenti e professionisti che li assistono) avevano sperato di avere tempo fino al 20 agosto per versare con una minima maggiorazione ora dovranno fare i conti con una vera e propria corsa contro il tempo. Infatti, per i titolari di partita Iva si rientra nella stessa situazione anteproroga, quindi chi versa con lo 0,40% in più dovrebbe farlo necessariamente dal 21 al 30 luglio.
Il Dpcm, infatti, si limita a evidenziare che i soggetti agli Isa e per i forfettari «tenuti entro il 30 giugno 2021 ai versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi e da quelle in materia di imposta regionale sulle attività produttive e dell’imposta sul valore aggiunto, effettuano i predetti versamenti entro il 20 luglio 2021 senza maggiorazione».
Nessun accenno ai versamenti con lo 0,40% che, invece, erano stati sempre citati nei Dpcm di proroga degli anni passati. Tanto per prendere in considerazione solo quello dell’anno scorso, il decreto del 27 giugno 2020 stabiliva espressamente che i contribuenti interessati potevano effettuare i versamenti «entro il 20 luglio 2020 senza maggiorazione» e «dal 21 luglio al 20 agosto 2020, maggiorando le somme versare dello 0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo».
Quindi non è una dimenticanza ma una scelta voluta del ministero dell’Economia. Una beffa, oltre per il ritardo con cui è arrivata la proroga, anche per non aver voluto concedere il solito termine lungo che consentiva di scavallare il Ferragosto. La decisione fa tornare indietro le lancette di ben 14 anni quando nel 2007 si verificò una situazione analoga che impose all’agenzia delle Entrate di chiarire i termini di versamento con una risoluzione. Una strada che a questo punto appare obbligata anche nel 2021, per dare certezza agli operatori.