Le sentenze di Cassazione su associazioni sportive dilettantistiche, plusvalenze e redditometro
Il nuovo Registro Coni non fa decadere dalle agevolazioni le Asd già iscritte
Le agevolazioni fiscali, previste dal secondo articolo della legge 398/1991 e spettanti alle associazioni sportive dilettantistiche che svolgono effettiva attività sportiva dilettantistica affiliate ad una federazione sportiva nazionale aderente al Coni, non decadono a seguito dell’introduzione dell’articolo 7 del Dl 136/2004. Tale norma, che individua nel Coni l’unico ente certificatore dei requisiti dei sodalizi sportivi, da una parte, ribadisce che il Coni deve avere una funzione esclusiva unificante mediante la tenuta del Registro unico a cui le singole federazioni nazionali aderenti devono far confluire i dati sulle singole associazioni/società sportive dilettantistiche affiliate. Dall’altra, però, non ha escluso la delegabilità di tale ruolo alle medesime federazioni sportive nazionali aderenti al Coni.
•Cassazione, sentenza 38742/2021
Giudicato esterno senza effetto in caso di giudicato interno
La mancata impugnazione di una statuizione, contenuta in un provvedimento decisorio formatosi in un precedente grado di giudizio, determina la preclusione all’impugnazione nei gradi di giudizio successivi in virtù del giudicato interno che si forma su tale statuizione. Infatti, anche se sulla stessa statuizione si è già formato un giudicato esterno, il contrasto alla statuizione medesima deve sempre essere formulato in maniera esplicita nel grado di giudizio di interesse.
•Cassazione, sentenza 38744/2021
Rettifica extracontabile per la plusvalenza dell’azienda ceduta
Nella determinazione della plusvalenza derivante dalla cessione d’azienda e tassabile per le imposte dirette, grava sempre sull’Amministrazione l’onere di provare l’esistenza di elementi che giustifichino il maggior prezzo di realizzo effettivamente conseguito. Ad esempio, l’ubicazione e lo stato di conservazione dell’azienda stessa, perché la plusvalenza tassabile, conseguita attraverso la cessione d’azienda, è costituita dalla differenza tra il corrispettivo pattuito e il costo non ammortizzato dei beni costituenti l’azienda stessa. Dunque, a tal fine, rilevano i valori fiscalmente riconosciuti relativi ai beni facenti parte dell’azienda stessa e non quello contabile.
•Cassazione, ordinanza 38758/2021
La clausura da sola non basta per l’esenzione Tarsu
Il monastero di clausura può essere esentato dal pagamento della Tarsu solo se l’utilizzo dei fabbricati asserviti al culto non abbia la capacità di generare spazzatura, a prescindere dalla loro conformità e dalle caratteristiche intrinseche della costruzione. Infatti anche le norme regolamentari, che escludono gli edifici di culto dall’assoggettamento della Tarsu, lo fanno sempre presumendo l’incapacità di generare rifiuti e non perché la loro destinazione al culto possa comportare, in quanto tale, l’esenzione dalla tassa.
•Cassazione, sentenza 38984/2021
Via libera al redditometro per rettificare la dichiarazione del coltivatore diretto
L’Amministrazione può procedere con metodo sintetico alla rettifica della dichiarazione dei redditi di un coltivatore diretto anche se riguarda soltanto i redditi agrario e dominicale determinati in base agli estimi catastali con riferimento al fondo da questi condotto. Infatti possono concorrere elementi estranei alla configurazione reddituale prospettata dal contribuente da cui possa fondatamente presumersi che ulteriori redditi concorrano a formare l’imponibile complessivo.
•Cassazione, ordinanza 39061/2021
La definitività dell’accertamento limita il ricorso contro il derivato ruolo
Il giudice tributario, adito nella causa di impugnazione del ruolo contenuto nella cartella di pagamento, non può annullarlo integralmente se è stata accertata l’esistenza di un titolo giudiziale definitivo, che ha ridotto la pretesa impositiva originariamente contenuta dell’accertamento impositivo presupposto. Infatti la natura di impugnazione-merito del processo tributario e il rispetto dei principi del giusto processo obbligano, da una parte, il giudice tributario a determinare correttamente la pretesa tributaria iscritta a ruolo e fatta conoscere tramite la cartella di pagamento e, dall’altra, ad annullarlo nella parte per la quale non c’è più titolo nell’accertamento originario.
•Cassazione, ordinanza 39660/2021
Iva detraibile se l’impresa costruttrice non riesce a vendere l’immobile
In caso di attività d’impresa consistente nella realizzazione di un immobile, ancorché svolta con risultati negativi in conseguenza della sua mancata vendita finale, resta legittima la detrazione dell’Iva operata per gli acquisti connessi alla costruzione dell’immobile stesso. Infatti l’assenza di operazioni attive non è sufficiente per disconoscere la qualità di soggetto passivo Iva all’impresa, che, per ciascun immobile così realizzato, procede al termine dei lavori all’individuazione dell’acquirente.