Diritto

Lo strumento comincia a funzionare ma va aiutato

Andrebbe favorita la nuova finanza e introdotta la transazione fiscale

di Giuseppe Acciaro, Alessandro Danovi e Sandro Pettinato

I dati che Unioncamere fornisce periodicamente evidenziano che la composizione negoziata inizia, se pur con qualche ritardo, a confermare la sua utilità quale strumento per superare gli squilibri patrimoniali o economico finanziari indiziari di probabile crisi.

Nonostante i recenti interventi di affinamento della normativa, qualche difficoltà continua, però, a sussistere. Sarebbe quindi utile una messa a punto di alcuni aspetti tecnici, a cominciare dal test pratico che appare ancora ostico e che presenta alcuni limiti oggettivi in diversi casi, come ad esempio nelle situazioni di continuità diretta.

A livello strategico e di politica legislativa se si vuole, però, realmente dare ulteriore impulso alla procedura, facendone l’elemento centrale (insieme agli adeguati assetti) per una tempestiva emersione delle crisi e il rafforzamento del sistema imprenditoriale, occorre, oltre a promuovere una adeguata cultura della prevenzione, agire su alcuni aspetti essenziali che riguardano i creditori dell’impresa.

Il primo è il settore bancario: è necessario interpretare correttamente le stringenti norme sulla vigilanza bancaria europea per favorire l’accesso alla nuova finanza necessaria per le imprese sanabili. È inoltre importante evitare che l’ingresso nel percorso di procedura negoziata e il palesamento di una situazione di crisi non porti a un aumento dei livelli di rischio e a un maggior costo del credito.

Va in questo senso la norma che pone il divieto di risolvere e/o sospendere gli affidamenti bancari e importante sarà anche l’implementazioni di adeguati assetti amministrativi, organizzativi e contabili. Ma perché gli adeguati assetti rappresentino per gli istituti di credito una garanzia dell’esistenza di una governance virtuosa, sarebbe necessario individuare uno schema di riferimento riconosciuto da enti certificatori, che rappresenti un modello su cui anche le banche possano poggiare un giudizio di adeguatezza. Anche perché è verosimile che, a breve, l’enorme aumento del valore degli Npl (crediti deteriorati) e delle cartolarizzazioni porterà un nuovo soggetto a sedersi al tavolo dei negoziati.

Il secondo aspetto riguarda i creditori pubblici qualificati. L’occasione recentemente persa di permettere la transazione fiscale e contributiva ha spento gli entusiasmi di molte imprese che avrebbero voluto ricorrere alla composizione, ma che trovano le attuali misure premiali non sufficienti per recuperare gli equilibri persi.

Da ultimo l’esperienza. Per prevenire e risolvere le crisi, le difficoltà vanno affrontate in anticipo e va stimolato il ricorso alla composizione negoziata anche da parte delle piccole imprese che sono l’ossatura del nostro Paese.

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