Diritto

Crisi d’impresa, sulle misure di allerta (ri)spunta l’idea di un rinvio allargato

L’ipotesi potrebbe entrare in un decreto legge per fronteggiare l’emergenza coronavirus

di Giovanni Negri

Torna in campo l’ipotesi di una proroga allargata delle misure di allerta. Tale da comprendere un perimetro più ampio di quello oggi previsto dal decreto correttivo e dare un po’ più di concretezza a un rinvio oggi in buona parte inutile.

Lo slittamento delle segnalazioni
Tra le misure allo studio per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, infatti, da inserire in un decreto legge di prossima presentazione al Consiglio dei ministri, potrebbe trovare posto uno slittamento delle segnalazioni di allerta previste tra le principali novità del Codice della crisi, il cui debutto è fissato per il prossimo 15 agosto. Rinvio che potrebbe avere una portata generalizzata e non limitata alle sole imprese collocate nelle zone più colpite dal virus.

La proroga
Con il decreto correttivo da pochi giorni approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri e adesso all’esame delle commissioni parlamentari già è stata prevista una proroga, da subito contestata però sia per i soggetti coinvolti sia per gli effetti. Per i soggetti coinvolti: il correttivo differisce al 15 febbraio 2021 l’obbligo di segnalazione a carico degli organi di controllo interno, oltre che dei creditori pubblici qualificati (Inps, Fisco e agenti della riscossione). Si tratta della segnalazione che ha per destinatari l’Ocri e i medesimi organi di controllo societario e che è destinata a innescare tutta la procedura di allerta e di risanamento anticipato dell’impresa.

Lo slittamento, in particolare, riguarderà le imprese che negli ultimi due esercizi non hanno superato nessuno dei seguenti limiti: 1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro; 2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro; 3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità.

Le osservazioni
Parametri troppo bassi, si è subito da molti osservato, che riproducono quelli che obbligano all’adozione dell’organo di controllo interno (sindaco o revisore) le società a responsabilità limitata. E che nei fatti potrebbero rendere largamente inutile il rinvio. Perché dei due canali destinati ad alimentare l’allerta, uno, quello degli organi di controllo interno, sarebbe evidentemente insussistente per le società interessate, visto che l’adozione di sindaco o revisore per loro sarebbe solo facoltativa, mentre l’altro, quello dei creditori istituzionali sarebbe nei fatti quasi inutilizzabile prima del febbraio 2021, per i tempi di riferimento dei creditori istituzionali.

Le ipotesi allo studio
Sul tavolo, rispetto al quale forti sono comunque le perplessità del ministero della Giustizia, c’è allora l’ipotesi di una proroga più ampia, di un anno, invece dei 6 mesi attuali, e di un allargamento della tipologia di imprese interessate. Dove il riferimento potrebbe essere alle realtà imprenditoriali che rientrano nel concetto di piccola impresa definito in sede di Unione europea, quelle cioè che hanno meno di 50 dipendenti, e fatturato annuo o totale dell’attivo dello stato patrimoniale annuo non superiore a 10 milioni di euro.

Di certo il tema è imposto, ed emergerà anche nei lavori parlamentari sotto forma di richieste di correzioni, anche da una cronaca che vede gli indicatori di allerta, da tempo messi a punto dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti (ma suscettibili di aggiustamenti), ancora non ufficializzati, come pure ancora da definire è la disciplina degli Ocri, snodo cruciale dell’allerta, sulla quale è al lavoro Unioncamere. Insomma, un quadro di riferimento delle norme attuative a vario livello ancora da precisare dovrebbe rendere, si osserva, tanto più opportuna la decisione di un diverso rinvio.

Tanto più dopo le perplessità espresse dal fronte industriale sull’impatto delle novità, soprattutto dell’allerta, contenute nel nuovo Codice della crisi.

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