Professione

Ordini, alle elezioni dei consigli astensionismo al primo posto

 Avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro: la partecipazione è bassa, ad eccezione dei notai

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Cresce la disaffezione dei liberi professionisti verso la rappresentanza istituzionale. Nonostante la possibilità di votare per le elezioni del proprio Ordine anche online, già realtà per molte categorie, l’interesse e la partecipazione nella scelta dei propri rappresentanti sono, quasi ovunque, molto bassi. Se si fa eccezione, infatti, per le percentuali “bulgare” dei notai, categoria da sempre compatta ma anche ristretta, sono poche le realtà sul territorio che riescono ad attrarre verso le urne almeno uno su due tra gli aventi diritto. Va un po’ meglio per gli Ordini con meno iscritti, come i geologi o i chimici e fisici (che sono strutturati a livello regionale o interregionale). Anche al Sud è più frequente imbattersi in una partecipazione di almeno un terzo degli iscritti. Per il resto, soprattutto nei grandi centri, e per alcune categorie come i consulenti del lavoro o gli architetti, l’astensionismo vince di gran lunga.

Il problema nasce da lontano e la pandemia, con le difficoltà di organizzazione per chi ancora vota in presenza, ha solo aggravato la situazione. Un esempio? Già nel 2017 a Milano su oltre 11mila ingegneri che avevano diritto ad eleggere i consiglieri provinciali solo in 569 hanno effettivamente votato (meno del 5%). E proprio la scarsa affluenza innesca un circolo vizioso che contribuisce ad allontanare ancor di più gli elettori: capita spesso infatti che per riuscire a eleggere i Consigli siano necessarie due o tre votazioni perché nelle prime non si raggiunge quasi mai il quorum.


Il voto online

In questo senso la virata di alcune categorie verso il voto online (architetti e ingegneri, dottori commercialisti) potrebbe aiutare. Ne è convinto Armando Zambrano, nella sua doppia veste di presidente sia del Consiglio nazionale ingegneri sia di Professioni italiane, l’associazione che riunendo sia la rete delle professioni tecniche che il comitato unitario professioni, raggruppa buona parte dei professionisti italiani: «I primi riscontri sul voto a distanza, sviluppato durante la pandemia, sono positivi: spesso si è raggiunto il quorum al primo turno. Del resto finora per raggiungere l’unico seggio allestito in alcune città si perdevano spesso ore di tempo».

Considerazioni analoghe arrivano da Marcella Caradonna, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Milano, dove alle ultime elezioni è andato al seggio il 37,5% degli iscritti. «Le prossime elezioni saranno online - afferma - così da favorire soprattutto i professionisti dell’hinterland, che per votare in presenza dovevano perdere gran parte della giornata. Siamo l’unico Ordine di grandi dimensioni della categoria ad aver fatto questa scelta, che comporta diversi problemi tecnici. Speriamo, però, di incentivare la partecipazione al voto».

C’è, però, anche il problema della penuria di candidati per le cariche di consigliere a livello locale: «Sono in larga parte incarichi non retribuiti - spiega Zambrano - e comportano responsabilità in tema di trasparenza e controlli anticorruzione. Sempre più spesso si forma una sola lista, e senza competizione l’affluenza cala».


Pochi candidati

A dimostrarlo anche il dato storico delle elezioni per l’Ordine dei consulenti del lavoro di Roma: l’ultima volta che si sono sfidate due liste, nel 2009, l’affluenza ha raggiunto il 45% per poi precipitare all’8,7% del rinnovo 2021, pur se in piena pandemia.

Un problema che, invece, non affligge l’Ordine degli avvocati di Napoli: «Alle scorse elezioni - ricorda il presidente Antonio Tafuri - c’erano 100 candidati» ed è andato al voto il 63,6% degli iscritti, a differenza di Milano e Roma, rimaste intorno al 30 per cento. «Da noi, e mi sento di dire un po’ in tutto il Sud, l’affluenza - aggiunge Tafuri - è tradizionalmente alta. Il momento elettorale è molto sentito».

A differenza di altre realtà, dove pesa anche la disaffezione degli iscritti verso gli Ordini. «Siamo visti solo come i gestori dell’Albo - racconta Federico Aldini, neoeletto presidente degli architetti di Milano -. In pochi conoscono i servizi che offriamo, tra cui la consulenza sulle polizze o il servizio DimMi per rispondere a quesiti regolamentari e tecnici». Aldini - eletto con il 20% online, ma con tre votazioni in altrettanti giorni diversi - per capire le ragioni dell’astensionismo ha istituito un gruppo di lavoro: «Dobbiamo riavvicinare i giovani e fargli capire che dall’Ordine passano molte delle questioni che li riguardano. I regolamenti edilizi, ad esempio».

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