Per i commercialisti del futuro meno fisco e più reporting
Elbano de Nuccio, commercialista, presidente dell’Ordine di Bari è da pochi mesi nel board dell’International Federation of Accountants (Ifac), l’organismo mondiale della professione.
Qual è il futuri della professione in Italia e all’estero?
Il contesto professionale nazionale e internazionale è mutato notevolmente e cambierà ancora. Ciò accade per effetto di una accelerazione enorme delle regole internazionale; è per questo che è diventato centrale essere presenti nel contesto normativo, e quindi in uno standard setting come Ifac. Una centralità che non è sfuggita al Consiglio nazionale che si è attivato molto per portate all’interno un componente italiano - in tutto i componenti sono 27 e rappresentano 175 paesi - , assente da questo board dal 2010.
Ci spieghi meglio cosa significa essere nell’Ifac.
Nei processi di globalizzazione le norme nascono in contesti economici molto diversi dal nostro, e fare parte di un organismo dove le norme nascono ci consente di portare avanti le nostre istanze e non subire le scelte fatte da altri. Mi spiego con un esempio. A livello internazionale ci sono due diverse anime, da un lato i professional accountant che possiamo tradurre come i tenutari delle scritture contabili e dall’altro gli auditors e cioè i revisori; questa divisione è tipica dei paesi che hanno grandi dimensioni, come Usa o Cina. In Italia, e anche in Europa, queste due professioni ricadono tra le competenze del commercialisti. L’essere in Ifac ci permette di difendere questa duplice competenza quando le grandi società di revisione puntano a una separazione netta dei due ruoli.
Quali i cambiamenti imminenti ?
Tra breve, entro il 2020, tante attività standardizzate verranno integralmente realizzate dalle macchine e la fattura elettronica soppianterà una grande fetta di lavoro contabile.
Qual è la via d’uscita?
È la specializzazione. Ma non solo a livello professionale, cosa che in molti casi già esiste, ma la specializzazione deve essere riconosciuta all’esterno. Un processo che l’attuale presidente Miani ha avviato con le Saf, ma che va implementato e che deve riguardare tutti, nessuno escluso. Quello che ci serve è la riconoscibilità formale della competenza tecnica da parte degli interlocutori sociali. Bisogna poi smarcarsi dalla fiscalità, esistono attività che applicano le stesse regole e lo stesso linguaggio nei diversi paesi, ed è lì che la professione può e deve crescere; le faccio alcuni esempi: la rendicontazione, il report integrato, i processi di internazionalizzazione, l’attività di revisione e reporting.
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Ieri il Consiglio nazionale dei Commercialisti ha fatto sapere che è partito il Sondaggio Ifac sui piccoli e medi studi professionali - 2018.
I commercialisti avranno tempo fino al prossimo 21 maggio per rispondere al sondaggio Ifac 2018 sui piccoli e medi studi professionali e le Pmi loro clienti. Si tratta di sedici quesiti rivolti ai professionisti contabili di tutto il mondo che, condividendo le proprie esperienze, potranno contribuire a rappresentare la situazione degli studi professionali a livello globale.
Le domande, disponibili anche in lingua italiana, sono state elaborate dal Comitato per i piccoli e medi studi professionali (Small and Medium Practices Committee) dell'Ifac con il fine di scoprire i punti di forza e le criticità degli studi e comprendere come affrontare al meglio le sfide che li attendono.
I temi oggetto delle domande sono tutti di strettissima attualità. Per partecipare al sondaggio clicca QUI