Professione

Per l’avvocato monocommittente l’ipotesi di un contratto su misura

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di Giovanni Negri

Una prima risposta. È quella che il 34° Congresso nazionale forense, che si conclude oggi a Catania, prova a dare a un tema nuovo e di sempre maggiore rilevanza: quella dell'avvocato monocommittente. Un vero esercito, visto che, in base ai dati di Cassa forense, sono circa 30mila i legali che, nello svolgimento della propria attività, non hanno clienti diversi dall'unico professionista committente, sono privi di propria struttura organizzativa, in una situazione di sostanziale dipendenza economica.

Una figura ibrida. E certo problematica per una disciplina che sarà necessariamente di confine. Il Congresso interviene allora a definire le caratteristiche di un contratto di collaborazione in monocommittenza. Va definito monocommittente l'avvocato che collabora in maniera continuata ed esclusiva a favore di un altro avvocato, di un'associazione professionale, di una società tra avvocati o di una società professionale, in cambio di un compenso, fisso o variabile.

Il contratto dovrà contenere alcuni elementi minimi: la determinazione di un onorario annuo proporzionato alla qualità degli apporti dell'avvocato e comunque non al di sotto di un sistema di parametri imperniato su un multiplo della pensione sociale; dovrà poi essere previsto un rimborso delle spese per la formazione professionale concordata con il committente e del costo dell'assicurazione professionale; da inserire anche la determinazione di un preavviso per il recesso. Quest'ultimo è comunque vietato in caso di gravidanza o adozione e in caso di malattia. L'avvocato monocommittente infine potrà assumere incarichi professionali da soggetti diversi dal committente, ma solo con il suo consenso.

Mentre è in agenda un intervento di riforma del processo civile da parte del ministero della Giustizia, l'avvocatura scandisce la propria agenda in una densa mozione approvata dal Congresso. Che non sembra andare esattamente nella direzione sulla quale si sta muovendo il Governo. L'avvocatura così chiede di potenziare l'opportunità di istruzione preventiva, indipendentemente dalle esigenze di urgenza; di valorizzare il ruolo del difensore nella fase preparatoria del giudizio, nella definizione del tema del giudizio e delle fonti di prova; di generalizzare l'applicazione dello schema di decisione in base al quale il giudice, fatte precisare le conclusioni, può ordinare la discussione orale della causa nella stessa udienza o, su istanza di parte, in un'udienza successiva e pronunciare sentenza al termine della discussione, dando lettura del dispositivo e della concisa esposizione delle ragioni di fatto e di diritto.

Quanto a mediazione e conciliazione, si suggerisce l'unificazione delle ipotesi di obbligatorietà, ammettendo anche l'applicazione del patrocinio a spese dello Stato. Indicata poi la soppressione del rito Fornero e l'estensione della negoziazione assistita alle liti in materia lavoristica.

Infine, è stata approvata la mozione che punta all'applicazione dei principi del giusto processo anche al giudizio tributario e quella che cancella la possibilità di stare in giudizio personalmente nelle cause di competenza del giudice di pace sotto valori poco superiori a mille euro.

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