Adempimenti

Prelievo sul cash flow, rebus aliquota mensile

Calcolo imponibile semplificato, più oneri di tenuta della contabilità

di Andrea Dili

La proposta di riforma del modello di imposizione sui redditi prodotti dalle persone fisiche esercenti attività di impresa e arti e professioni lanciata dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, è imperniata sull’adozione generalizzata del sistema di tassazione per cassa a favore delle piccole partite Iva, identificando il reddito imponibile con il cash flow generato dall’attività svolta. In altre parole, si tratterebbe di tassare imprenditori e professionisti sulla differenza tra entrate e uscite finanziarie, permettendo l’immediata deduzione delle spese per gli investimenti. Rispetto al sistema attuale si originerebbe una semplificazione nella determinazione dei redditi dei soggetti che adottano il principio di competenza, e per coloro che, pur adottando il principio di cassa (lavoratori autonomi e microimprese), debbono tenere conto di grandezze che generano effetti fiscali pluriennali, come i beni ammortizzabili.

Oltre al radicale cambiamento delle regole di determinazione dell’imponibile, la proposta si spinge fino alla rimodulazione del calendario dei versamenti, superando il meccanismo degli acconti a favore della liquidazione mensile o trimestrale, e all’introduzione della dichiarazione precompilata anche per le piccole partite Iva. Scomparirebbe, di conseguenza, la ritenuta d’acconto sugli importi incassati dai lavoratori autonomi.

Considerate le caratteristiche del progetto, e in attesa dei dettagli, si possono sviluppare alcune riflessioni sui possibili effetti di tale modello.

Tra gli aspetti positivi vanno evidenziati sia la facilitazione del calcolo del reddito imponibile sia, soprattutto, la funzione incentivante sugli investimenti. L’adozione del principio di cassa “puro” potrebbe essere efficace quale strumento di contrasto all’evasione, a maggior ragione se accompagnata dall’universalizzazione degli strumenti elettronici di fatturazione. Senza contare i risparmi fiscali derivanti dall’immediata deduzione delle spese per investimenti.

Destano, invece, perplessità alcune questioni applicative: in primo luogo, considerato il sistema degli scaglioni con aliquote crescenti, la quantificazione dell’aliquota di imposta da applicare mensilmente (o trimestralmente) al cash flow nei casi di andamento irregolare di incassi e pagamenti; in secondo luogo l’incremento degli adempimenti, tenendo conto che si passerebbe da due a 12 (o quattro) versamenti annuali, generando un aggravio degli oneri relativi alla tenuta della contabilità. Senza risolvere, se non marginalmente, il problema della concentrazione dei versamenti, che per i lavoratori autonomi si manifesta sulla contribuzione previdenziale piuttosto che, stante l’effetto delle ritenute d’acconto, su saldi e acconti Irpef. Per chi adotta il forfettario, oltre tutto, il versamento delle imposte su base mensile o trimestrale mal si adatterebbe alle caratteristiche del regime. Infine, qualora si arrivasse a un sistema automatico di predeterminazione dell’imponibile da parte dell’amministrazione finanziaria, essa si troverebbe a definire preventivamente, sulla base dei documenti elettronici, la deducibilità, o meno, delle varie spese. Circostanza che potrebbe spostare ulteriormente verso la Pa la barra del rapporto fisco/contribuente.

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