Controlli e liti

Una banca dati sui pluridenunciati per reati tributari

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di Ivan Cimmarusti

È la lista dei «pluridenunciati» per reati fiscali. Un censimento in cui sono già confluiti 20mila codici fiscali collegati a soggetti «fiscalmente pericolosi», ossia coloro i quali tra il 1° gennaio 2013 e il 31 ottobre 2017 sono stati destinatari di un numero minimo di tre segnalazioni all’Autorità giudiziaria per reati connessi alle frodi Iva, alla falsa fatturazione e alla violazione della normativa sulle accise.

A chiarire i contorni del nuovo database è una circolare del Nucleo speciale entrate della Guardia di finanza, che illustra i contorni di quello che appare un “file” tutto dedicato ai soggetti «socialmente pericolosi», ossia a coloro che vivono abitualmente - o in parte - con proventi di attività criminali.

Stando al documento, i 20mila codici fiscali sono stati estratti dalle banche dati Stat e Ares. Da queste posizioni è stata individuata una platea di 1.147 nominativi. Tuttavia si tratta di una lista parziale, in quanto il Nucleo speciale entrate aggiornerà l’elenco con cadenza trimestrale. Lo scopo, si precisa nella circolare, è di fornire ai reparti territoriali della Guardia di finanza «un magazzino di posizioni, costituito da soggetti “fiscalmente pericolosi”, costantemente aggiornato, da cui poter attingere per la selezione di operatori da sottoporre ai controlli in materia di attribuzione di nuove partite Iva e per verificare, tempestivamente, l’eventuale realizzazione in atto di condotte fraudolente». Non solo: la circolare precisa che è necessario «arricchire la platea con l’ingresso di futuri nuovi “pluridenunciati”». L’obiettivo di questo nuovo censimento è la successiva emissione di misure di prevenzione patrimoniale, ossia quei sequestri basati sulla “pericolosità sociale” del soggetto sotto la lente degli inquirenti.

Parallelamente, il Nucleo speciale entrate e il Nucleo di polizia valutaria hanno diramato una ulteriore circolare sulla «analisi operativa di rischio integrata “missing”», per fornire più incisivi strumenti per il contrastato delle frodi Iva intracomunitarie, oltre al sommerso di azienda. Anche in questo caso la Guardia di finanza ha messo a punto una lista di soggetti selezionati tra coloro che sono stati «ispezionati dai reparti del Corpo o dagli Uffici dell’Agenzia dell’Entrate e coinvolti in indagini di polizia giudiziaria».

Per migliorare il tipo di accertamento è stata «sviluppata una mirata analisi dei flussi finanziari in entrata (provvista di denaro che, sulla base della comune esperienza, viene fornita dal broker al missing trader ed è necessaria a quest’ultimo per effettuare l’acquisto comunitario) ed in uscita (corrispettivo pagato dal missing trader alla conduit company residente in un altro Stato membro dell’Ue)». L’analisi si basa su segnalazioni per operazioni sospette preventivamente analizzate per verificare «il rischio di frode Iva intracomunitaria».

L’obiettivo, dunque, è di bloccare i «connessi flussi finanziari, che costituiscono linfa vitale delle filiere criminali, anche nell’ottica di agevolare la conseguente aggressione patrimoniale delle relative disponibilità economiche».

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