Diritto

Vertice al Cpgt, orientamento «disomogeneo» sulla trattazione documentale

Dibattito durato quattro ore a cui hanno partecipato 80 presidenti di Ct

di Ivan Cimmarusti

Le commissioni tributarie italiane sono divise. Un orientamento «disomogeneo» sull’applicazione dell’articolo 27 Dl Ristori infiamma la maxi riunione del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt). Un dibattito durato quattro ore in cui 80 presidenti di Ct e i 16 componente dell’organo di autogoverno, presieduto da Antonio Leone, hanno setacciato le «Misure urgenti relative allo svolgimento del processo tributario» in questa fase emergenziale che si concluderà il 31 gennaio 2021.

Un disallineamento sull’interpretazione della norma che già al prossimo Plenum di martedì potrebbe portare il Cpgt a varare delle linee guida per cercare di uniformare la procedura attuale. Non è escluso che possano essere coinvolti anche i professionisti.

Ovviamente si tratterebbe di indicazioni, considerato che ogni presidente è autonomo nelle scelte di gestione della Commissione. Ma in questo scenario, con avvocati e commercialisti sul piede di guerra per la sostanziale discussione documentale «coatta», si potrebbero rendere necessarie.

Ma andiamo per gradi. La norma prevede che in mancanza della videoudienza - per carenza dell’infrastruttura informatica - la discussione pubblica sia sostituita con il deposito delle memorie scritte. Le parti hanno termine per chiedere un rinvio della causa ma al giudice è data la possibilità di avviare comunque la trattazione scritta. Su questo aspetto è emersa una triplice visione interpretativa: ci sono presidenti pronti a concedere un rinvio a data post emergenziale solo in presenza di cause ritenute «delicate»; altri disposti a concedere il rinvio a nuovo ruolo sulla semplice istanza di parte; altri ancora rigidi sulla trattazione documentale.

A ciò si aggiunga il documento condiviso tra magistrati e professionisti con cui si invita il direttore generale delle Finanze ad approvare le regole tecnico-operative per avviare la videoudienza così da svolgere la discussione orale, aggirando la problematica della discussione sulla base di memorie scritte. Il documento - varato dal Tavolo sulla riforma della giustizia tributaria - è firmato dall’Associazione nazionale magistrati, dal Consiglio nazionale forense, dal Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili, dall’Associazione nazionale tributaristi italia e dalle altre sigle (Aipsdt, Anc, Adc, Igs, Uncat, Ocf e Opgt).

Il dato di partenza è proprio l’udienza documentale stabilita dall’articolo 27. Il documento precisa che «i riti alternativi previsti (trattazione cartolare, ndr) costituiscono un facoltà per i presidenti di commissione, per cui sono compatibili con una richiesta delle parti di rinvio alla pubblica udienza». Ma l’affondo riguarda l’inattuazione della videoudienza: «gran parte delle problematiche sollevate sui riti alternativi - precisano - non sarebbero insorte se fosse stato reso operativo il processo da remoto, di competenza del Mef previsto dal Dl 23 ottobre 2018 in un quadro in cui l’introduzione del processo telematico partito nel 2009 ancora oggi presenta carenza di funzionamento». Un ritardo definito «intollerabile», che oltre a «rappresentare una misura necessaria per la salvaguardia dell’incolumità personale dei soggetti del processo contro il pericolo del contagio, consente un ampio esercizio dei diritto di difesa a garanzia delle parti nel periodo emergenziale».

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