Adempimenti

Voluntary, nuovo questionario delle Entrate che indaga le plusvalenze

Chi ha effettuato il rimpatrio dei capitali deve rendere conto della valuta delle somme prima del trasferimento

(Adobe Stock)

di Stefano Noro

Non c'è pace per i contribuenti che hanno aderito alla voluntary disclosure. Nei giorni scorsi l’ agenzia delle Entrate ha notificato un questionario ad alcuni contribuenti che hanno effettuato il rimpatrio dei capitali, trasferendo materialmente le attività finanziarie in Italia, chiedendo loro se, prima del definitivo trasferimento nel territorio nazionale, le somme erano detenute su conti in valuta diversa dall’ euro.

Le origini della richiesta
Il motivo della richiesta deriva dalla norma contenuta nell’articolo 67, comma 1, lettera c-ter e comma 1-ter del Testo Unico, che prevede la tassazione delle plusvalenze realizzate a fronte di prelievi di valuta estera a patto che, nell'anno solare, la giacenza complessiva di tutti i depositi e conti correnti in valuta intrattenuti sia superiore a 51.645,69 euro, per almeno sette giorni lavorativi consecutivi, utilizzando per il calcolo della giacenza il cambio vigente all'inizio del periodo di riferimento cioè al 1° gennaio (circolare 165 /1998).

Si tratta di un conteggio lunghissimo e complicatissimo, che non ha trovato applicazione nemmenoda parte dell’Agenzia stessa durante i controlli sulle pratiche di voluntary disclosure e che non rientra negli obblighi di banche e fiduciarie, in qualità di sostituto di imposta, perché tale tipologia di redditi è esclusa dal regime del risparmio amministrato, dovendo gli stessi essere dichiarati a tassazione ordinaria individualmente da parte dei contribuenti.

I limiti del questionario
Il questionario appare poco chiaro, poiché non fa riferimento a un’ annualità definita, né alla data in cui si sarebbe effettuato il rimpatrio ed è stato inviato anche a soggetti che non hanno effettuato il rientro delle attività finanziarie, in quanto la lista selettiva è stata formata tra coloro che hanno compilato la casella 2 del riquadro VD16 del modello di «Richiesta di accesso alla procedura di collaborazione volontaria», dove in realtà sono state indicate anche le attività rimpatriate giuridicamente, quali gli immobili o le quote societarie.

In sostanza, la richiesta spiega che viene presa in considerazione la variazione del valore in eurodelle somme confluite su conti in valuta al momento dell’accredito del netto ricavo derivante dalla cessione delle attività finanziarie via via liquidate, rispetto al medesimo valore in euro al momento del prelievo per il trasferimento in Italia. Se quindi il rimpatrio è partito da un conto in euro, nessuna plusvalenza si è generata.

La documentazione spetta al contribuente
Al contribuente viene chiesto di fornire riscontro all’Agenzia circa l’eventuale assenza di presupposti per l’applicazione dell'imposizione in argomento o, in alternativa, documentare l’eventuale plusvalenza o minusvalenza dichiarata.

Premesso che per i funzionari non sarà una passeggiata esaminare svariate righe di movimentazione degli estratti conto, alla luce di questa iniziativa da parte dell’Agenzia, le banche estere ed i consulenti, nel caso, dovranno necessariamente integrare i report fiscali annuali che consegnano ai clienti.

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