Professione

Npl, lo studio dei commercialisti: il rischio credito si trasmette a catena

di Alessandro Germani

Le Pmi italiane investono ed esportano poco, mentre sono fortemente esposte all’indebitamento bancario, per lo più a breve. Le loro difficoltà si ripercuotono poi sulle banche, obbligate a una forte restrizione nell’erogazione del credito. Il tutto alimenta un circolo vizioso che incrementa i NPL (non performing loans). Sul tema è stato pubblicato un documento del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili e della Fondazione nazionale commercialisti. Questi sono i crediti deteriorati, che si distinguono in:

•sofferenze (bad loans) verso soggetti in stato d’insolvenza (anche non giudiziale);

•UTP (unlikely to pay) ovvero inadempienze probabili per le quali la banca stima di dover attivare le garanzie;

•mere esposizioni scadute.

In applicazione dei principi contabili nazionali i crediti vanno rilevati tenuto conto del presumibile valore di realizzo e quindi svalutati in previsione di condizioni di dubbia esigibilità. Per i principi internazionali (oggi IFRS 9 prima IAS 39) il credito è rilevato inizialmente a fair value, ovvero al prezzo della transazione che ne include i costi diretti. La rilevazione successiva sarà al costo ammortizzato oppure al fair value (a patrimonio netto o a conto economico). Una nuova modalità è quella della rilevazione delle perdite attese (expected losses) per agire più tempestivamente rispetto al metodo delle perdite subite proprio dello IAS 39. Si parla in particolare di utilizzo di informazioni forward looking, in virtù di un approccio più prudenziale.

Il mercato dei NPL è composto da:

•banche che originano i crediti

•fondi specializzati che li acquistano e cedono

•altri investitori professionali.

La principale metodologia di determinazione dei NPL è quella dei flussi finanziari attualizzati, che deve tenere conto della (difficile) previsione di ciò che si riuscirà ad incassare, della presenza di garanzie, della natura del debitore e della sussistenza di procedure concorsuali. Il tutto è condizionato dalle informazioni disponibili, spesso limitate, sulla base di modelli di previsione fondati sul recupero giudiziale, sui flussi di rimborso ed infine statistici.

La cartolarizzazione (securitization), disciplinata dalla legge 130/99, è quel processo per cui una banca cede i crediti, acquisiti da una SPV, che finanzia l’acquisto emettendo titoli (ABS – asset backed securities) sottoscritti da investitori e assoggettati a rating. La SPV ha un oggetto sociale esclusivo, un patrimonio separato rispetto al portafoglio dei crediti ceduti ed è disciplinata dal Testo Unico Bancario (artt. 106 e 107). Fondamentale è l’individuazione degli asset da cartolarizzare, le cui caratteristiche devono essere modulate con quelle dei titoli ABS oggetto di investimento.

Un elemento fondamentale e critico è la netta separazione fra l’originator (banca) e la SPV, tale da configurare una true sale, ovvero una vendita effettiva. Attraverso la cartolarizzazione la banca trasferisce il rischio e potrà erogare nuovi prestiti. Forme particolari di garanzia sono le GACS accordate dal MEF su crediti in sofferenza di banche e intermediari finanziari ex art. 106. Infine il servicer è il soggetto che gestisce per legge l’operazione di cartolarizzazione, simile alla banca depositaria per un OICR.

Nell’ambito dei NPL le garanzie giocano un ruolo fondamentale. In generale i finanziamenti pluriennali sono garantiti da ipoteche. Altra forma di garanzia è data dal pegno. In presenza di queste il rimborso potrà avvenire con maggior probabilità. Ma le stesse dipendono dal prezzo ricavabile dalla vendita del bene, dai costi connessi, dal grado ed efficacia, dai tempi. Per le imprese minori si assiste spesso alla concessione di fideiussioni.

Le regole di Basilea fissano un patrimonio di vigilanza per le banche che ne condiziona l’erogazione del credito. Con Basilea 2 si è introdotta una ponderazione per il rischio: di credito (legato alla rischiosità dell’impresa affidata), di mercato (portafoglio investimenti della banca) e operativo (organizzazione interna). Si opera con un modello di rating che può essere standard (svolto da agenzie esterne) o interno per banche di maggiori dimensioni. L’attenzione al rischio di credito fa sì che anche la clientela sia selezionata mediante procedure di rating, che tengono conto di:

•flussi di cassa e patrimonializzazione della redditività dell’impresa

•disponibilità informativa

•analisi andamentale.

In tal senso il processo di pianificazione finanziaria dell’impresa diviene cruciale, supportato dall’analisi di bilancio e dalla necessità di forte attenzione su indici e margini tipici della situazione finanziaria e patrimoniale dell’impresa (es. CCN, margine di tesoreria, margine di struttura, indice di disponibilità, PFN). Spazio importante deve essere attribuito al rendiconto finanziario. In tutto questo ambito, compresa la dinamica dei NPL, il ruolo del commercialista resta cruciale a servizio dell’impresa e del sistema finanziario.

Cndcec - Fnc, documento sugli Npl

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