Contabilità

Costi in più su rating, certificazione bilanci e consulenze

Il minibond è una modalità alternativa al credito bancario

di Alessandro Germani

Il minibond è una modalità alternativa al credito bancario, anche se non è infrequente imbattersi in banche che sottoscrivono emissioni di minibond anche per limitare il processo di disintermediazione a loro danno. Vediamo quali possono essere i costi rispetto ad un finanziamento bancario alternativo.

Possono esservi costi notarili (per esempio, la modifica dello statuto), la richiesta del codice Isin a Bankitalia in caso di dematerializzazione dei titoli, l’accentramento dei titoli presso un soggetto autorizzato (come Monte Titoli), la certificazione del bilancio, la consulenza dell’advisor finanziario per l’operazione e quella dell’arranger per l’individuazione dei sottoscrittori (per una pmi spesso la figura coincide e riceve una commissione fra il 2% e il 3% del capitale collocato), le fee dello studio legale incaricato della documentazione, la quotazione su Extramot Pro e il rating (entrambi eventuali).

In generale le motivazioni del collocamento possono essere:

•il finanziamento della crescita interna (sviluppo di nuovi prodotti e acquisizione di nuovi mercati)

•il finanziamento della crescita esterna (operazioni di M&A, acquisizioni societarie)

•la ristrutturazione del passivo dell’impresa

•il finanziamento del ciclo di cassa operativo.

In media nel 2019 il costo di questa fonte di finanziamento si è attestato nell’intorno del 5%, superiore in genere al costo di un finanziamento bancario a medio lungo termine, ma con un delta tutto sommato confrontabile.

Come dinamica di mercato, si assiste alle seguenti modalità di operazioni. Vi sono i cosiddetti minibond captive, in cui l’originator coincide o appartiene allo stesso gruppo dell’investitore. Ciò avviene tipicamente in presenza di una banca che può decidere di sottoscrivere integralmente l’emissione, per poi conservarla oppure redistribuirla fra altri investitori.

In altri casi, invece, l’originator non coincide con l’investitore, ma anzi secondo una logica di mercato competitivo va alla ricerca del miglior investitore, che spesso è rappresentato da un fondo di private debt o da un istituzionale.

Vi sono casi in cui invece l’originator ricorre ad un club di investitori quali soggetti specializzati e soggetti di emanazione pubblica. Infine esistono operazioni finalizzate esplicitamente alla creazione di asset backed securities, titoli cartolarizzati emessi da veicoli appositamente creati, che potranno essere quotati o meno (i cosiddetti basket bond).

A livello di investitori, nel 2019 i fondi di private debt hanno superato le banche e restano particolarmente assenti, come spesso si fa notare, altri player quali compagnie assicurative, casse di previdenza e fondi pensione: si lamenta che investano in prevalenza all’estero anziché nell’economia reale nazionale. Ricordiamo infine che i fondi di private debt possono sottoscrivere minibond od optare per il direct lending, che li porta in un certo senso a competere direttamente con le banche nell’erogazione del credito a favore delle imprese, attraverso operazioni più strutturate, spesso più rischiose e dunque con costi (e specularmente rendimenti) anche superiori.

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