Professione

Longobardi: «Troppi adempimenti sviliscono la competenza»

di Maria Carla De Cesari

Gerardo Longobardi è arrivato alla presidenza del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti nell’estate del 2014 dopo una campagna elettorale infuocata, senza esclusioni di colpi - anche attraverso i giudici amministrativi - con Claudio Siciliotti e terminata con una lista di “pacificazione”. Allora lo slogan della campagna elettorale di Longobardi era incentrato sulla necessità di tornare al cuore e all’identità della professione. In questi mesi Longobardi ha percorso in lungo e in largo l’Italia per un’altra campagna elettorale «perché la consiliatura è stata forzatamente breve, molto si è fatto ma si può fare molto di più con una squadra coesa».

Semplificazioni: il Governo le promette da tempo, ma secondo voi è sulla cattiva strada. I commercialisti hanno da guadagnare dalle semplificazioni?

I commercialisti esigono il rispetto della loro dignità e del loro lavoro. Il Dl 193/2016 ne lede immagine e competenze. La previsione di nuovi adempimenti in luogo delle semplificazioni genera la sfiducia dei contribuenti verso le istituzioni e verso noi professionisti, considerati spesso dei semplici esattori. In questa situazione, la nostra efficienza si riduce con l’aumentare degli adempimenti richiesti.

Sulle nuove comunicazioni è stato deciso lo sciopero dei commercialisti. Ritiene che sia uno strumento adatto per affermare le ragioni dei commercialisti?

Lo sciopero è un segnale forte, poiché è la prima volta che viene annunciato. Nel frattempo abbiamo ripreso le interlocuzioni con l’Economia e l’agenzia delle Entrate, che si spera valgano a far rientrare lo sciopero, ove si risolvano in un forte snellimento degli adempimenti previsti dal Dl 193, in linea con le raccomandazioni di Fmi e Ocse.

La crisi: i giovani non fanno più la fila per entrare nella professione. Molti colleghi faticano a guadagnare. Quali vie d’uscita?

È necessario rimuovere alcune barriere di accesso alla professione: occorre prevedere ad esempio una polizza Rc modulata in base alle variabili che interessano i giovani (per esempio, la clientela ridotta); un software unico per tutti gli iscritti, anche per i meno giovani, sviluppato dal Consiglio nazionale; una formazione più indirizzata alle specializzazioni professionali che offra maggiori prospettive di lavoro qualificato.

Quali potrebbero essere i nuovi mercati?

Sicuramente il panorama internazionale, che sta diventando sempre più appetibile per le imprese italiane. In quest’ottica vanno accresciute le competenze dei commercialisti affinché possano offrire idonea consulenza alle imprese nazionali che tentino l’approccio al mercato estero, così come alle imprese straniere che vogliono affacciarsi sul nostro mercato.

È tornata la voglia di tariffe. Sono utili per la qualità del servizio?

Potrebbero rivelarsi un utile strumento nella lotta contro l’abusivismo: l’esistenza delle tariffe o se volete, chiamiamole “parametri”, oltre ad essere un valido faro per chi esegue la prestazione, ridurrebbe la confusione in capo alla clientela che spesso non è in grado di valutare la congruità del corrispettivo nonché la qualità del servizio reso. Siamo stati i primi ad abolire le tariffe vincolanti, ma i parametri di riferimento, con una forbice, anche derogabile, tra un minimo e un massimo, sono utili al mercato.

Bastano le attività tipiche in un mondo professionale dove molte sono le esclusive?

Sono entrambe necessarie. Le attività tipiche rispondono tuttora alle esigenze della gran massa dei contribuenti minori. Il nostro programma prevede la figura del commercialista di base, inteso come operatore di un servizio pubblico messo a disposizione proprio dei contribuenti minori ma anche la “compilazione” dei bilanci secondo le regole dell’Ifac, per distinguere agevolmente un iscritto all’Ordine da chi non lo è.

Se eletto, quali sono le tre priorità su cui lavorare?

Penso agli incentivi per gli iscritti, specie i più giovani. Va poi modificato l’ordinamento professionale, prevedendo per legge sia le specializzazioni che i parametri per la determinazione dei compensi, come è avvenuto per gli avvocati. Infine occorre rivedere la formazione professionale continua per renderla più fruibile per tutti gli iscritti, coinvolgendo la Fondazione nazionale dei commercialisti e le scuole di alta formazione.

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