Il CommentoImposte

Il modello europeo virtuoso per l’imponibile delle società

La pandemia può essere un’opportunità per ripensare il sistema: base imponibile più semplice e <i>disclosure </i>rafforzata

Nel corso di questi ultimi mesi si è sviluppato un intenso dibattito con proposizione di idee e suggerimenti volti a dare al nostro sistema fiscale un assetto più razionale ed efficiente. Ultimamente, la proposta di abolire l’Irap avanzata dal neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha il duplice connotato di aiutare finanziariamente le imprese in questo difficile periodo, in alternativa a interventi di sostegno dello Stato di pari ammontare, ma soprattutto di semplificare un impianto tributario diventato, con il passare degli anni, un’Idra di Lerna.
La pandemia apre difficili scenari in prospettiva futura, ma può essere un’opportunità per ripensare e mettere ordine nell’ordinamento fiscale.

Al dibattito sulla riduzione del peso fiscale di questi ultimi anni è mancata una visione di sistema e sono pochi i tagli che non sono stati compensati dall’introduzione di nuove imposte. Gran parte degli sgravi sono costituiti da detrazioni e crediti d’imposta subordinati a numerosi formalismi onerosi sia per i contribuenti sia, in sede di verifica, per l’amministrazione finanziaria. La sensazione generale è che gli interventi veramente efficaci siano stati quelli più semplici, come la riduzione dell’aliquota Ires, passata, in vent’anni, dal 37 al 24 per cento.

Le norme sono spesso dettate da esigenze contingenti, dalla pressione di singole categorie di contribuenti e, anche per questo, sono spesso di difficile interpretazione. Inoltre, nonostante gli strumenti di indagine a disposizione del fisco siano sempre più efficaci, l’accertamento è ancora in gran parte fondato sull’inversione dell’onere della prova, a carico del cittadino. È un sistema da ripensare dalle fondamenta, partendo dalla tassazione sulle imprese per sostenerne la ripresa e lo sviluppo nel periodo post-Covid 19.

La base imponibile
Occorre, innanzitutto, una razionalizzazione della base imponibile che deve essere costruita su un regime di determinazione del reddito più funzionale e organico rispetto all’attuale. Ad esempio, per la tassazione delle società, si potrebbe iniziare ad applicare con più convinzione un principio di “derivazione rafforzata piena” dal bilancio, considerato che oggi le imprese adottano principi contabili – nazionali e internazionali – molto più evoluti di un tempo.

Sarebbe comunque opportuno cominciare già da ora a prendere ispirazione dalle disposizioni sulla determinazione della base imponibile contenute nella proposta di direttiva avanzata dalla Commissione europea relativa a una base imponibile comune per l’imposta sulle società (25.10.2016 - COM(2016) 685 final). Sono norme che semplificano, e non poco, il calcolo della base imponibile, soprattutto per quanto concerne i limiti alla deduzione delle spese.

Ad ogni modo, appare necessario un nuovo approccio nella determinazione del reddito di impresa, nel contempo attenuando fortemente le misure di indeducibilità dei costi sostenuti, opportunamente da circoscriversi in poche voci, per allineare quanto più possibile il reddito fiscale a quello risultante dal bilancio o rendiconto. La razionalizzazione e semplificazione nella determinazione del reddito di impresa, oltre a consentire sensibili risparmi in termini di tempo e costi di compliance, offre un maggior grado di affidabilità interpretativa, certezza nella programmazione degli investimenti e benefici per i giudizi di merito o di legittimità.

L’imposta sul reddito
Di eguale importanza è il cambio verso di metodo nell’applicazione dell’imposta sul reddito d’impresa. L’idea di passare a un sistema tributario che gradualmente sposti l’imposizione sul reddito distribuito e non sul reddito prodotto, presenta indubbi vantaggi. Da un lato, le imprese avrebbero la possibilità di destinare il flusso di cassa a investimenti, ovvero per il mantenimento o la crescita occupazionale. Da altro lato, lo Stato potrebbe contenere gli interventi agevolativi, sotto forma di crediti d’imposta, a determinati e specifici casi e, dunque, limitandone la destinazione a progetti di ricerca e sviluppo, innovazione ed efficienza ambientale.

Mantenendo l’attuale Ace, incentivo all’auto-finanziamento soprattutto per le piccole medie imprese, si potrebbe, ad esempio, pensare a un sistema misto, ove pur applicando l’aliquota di base, il prelievo è ridotto al 50%, mentre il rimanente sarà versato al momento di una eventuale distribuzione di utili. Idonee misure antielusione potrebbero essere adottate per evitare salti d’imposta sulla distribuzione/utilizzazione delle riserve.

In alternativa, può essere interessante l’introduzione di una sistema con tre scaglioni progressivi dell’Ires, di cui il primo ad aliquota “zero”, per poi passare a una aliquota intermedia (ad esempio il 12%) e una massima (l’attuale 24%). Si tratta di stabilire gli scaglioni di reddito, ma questa impostazione potrebbe risultare incentivante per le piccole imprese, l’imprenditoria giovanile/femminile e per le società in fase di start-up.

La cooperative compliance
Da ultimo, occorre consentire ai gruppi di minori dimensioni, comunque tenuti alla redazione del bilancio consolidato, e dunque a cascata a beneficio delle consociate indipendentemente dal loro volume di affari, di accedere facoltativamente alla procedura di cooperative compliance, usufruendo degli effetti premiali, da estendersi prevedendo una riduzione degli ordinari termini di scadenza degli accertamenti. Naturalmente dovrà imperniarsi su un sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale adeguato alle dimensioni del gruppo, dunque agevolato per non vanificarne l’adozione in relazione ai costi da sostenere. Favorire il dialogo e la collaborazione tra fisco e contribuenti, pone al riparo lo Stato da perdite di gettito dovute a evasione/elusione.

In definitiva, una base imponibile più semplice, imperniata su un nuovi principi di imposizione e un rafforzato rapporto di disclosure, può rendere attrattivo e concorrenziale il nostro Paese. Più il sistema sarà sensato e chiaro, più tenderà a scoraggiare costruzioni elusive o evasive, in quanto il livello del prelievo fiscale non renderebbe più conveniente la sottrazione di reddito aumentando, di conseguenza, l’imponibile soggetto a tassazione.