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Prelievo sui redditi effettivi «alla francese» difficile da realizzare in Italia

di Alberto Crosti e Stefano Vignoli

Nell’intenso dibattito sulla riforma fiscale si sono inserite le parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del direttore dell’agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, orientati - sia pure con contorni ancora da definire - a introdurre forme di prelievo legate agli introiti effettivi dei contribuenti con partita Iva.

Il pensiero potrebbe correre alla Francia, che nel 2019 ha introdotto il Pas (“prelevement à la source”) generalizzato, attingendo mensilmente e con rara efficacia dal conto corrente del contribuente. L’“Hexagone”, però, ha inserito il Pas in un contesto di gestione dei rapporti con i contribuenti storicamente ottimale dal punto di vista dell'efficienza amministrativa. Il che fa sorgere più di un dubbio sulla possibilità di traslare in Italia un analogo progetto.

Il sistema fiscale francese
In Francia è ben radicato un rapporto fiduciario tra contribuente e amministrazione fiscale che si concretizza da tempo nel prelievo delle imposte direttamente dal conto corrente: il riferimento è al saldo e agli acconti determinati sulla base della dichiarazione annuale e delle tasse locali, quali le imposte sugli immobili “taxe foncière” e “taxe d’ abitation”. Il contribuente è manlevato da qualsiasi formalità, se non quella di saldare l’avviso di pagamento che gli arriva puntualmente a meno che non abbia optato per il prelievo diretto sul conto corrente.

In questo contesto si è venuta a creare una profonda fiducia da parte del contribuente nei confronti della capacità dell’amministrazione di chiedere quanto dovuto nei tempi corretti, conferendo alla stessa ampio mandato a gestire il rapporto.

L’amministrazione francese, supportata da una macchina amministrativa efficiente, ha esteso questa procedura fino ad arrivare al prelievo mensile di imposte dirette e contributi sociali, eliminando il versamento basato sul sistema tradizionale del saldo e degli acconti. Il prelievo, agevolato dalla conoscenza del conto corrente dei contribuenti (comunicato attraverso il modello dichiarativo), non riguarda tutte le tipologie di reddito (sono esclusi, oltre a quelli soggetti a ritenuta a titolo di imposta, anche i redditi di natura straordinaria) e neanche tutti i contribuenti.

La fase di transizione francese ha richiesto un accorgimento particolare, noto come “année blanche” fiscale, dovuto al problema di sovrapposizione, a partire da gennaio 2019 delle imposte relative al 2019 con quelle degli acconti e saldi di competenza 2018. Per ovviare all’insostenibile drenaggio di risorse dal privato alla pubblica amministrazione che avrebbe potuto comportare il collasso dei consumi, il Governo francese ha quindi rinunciato ad introitare le imposte 2018 riconoscendo un “credito di imposta per la modernizzazione” corrispondente all’imposta dovuta per tale anno.

Il sistema francese ha conservato l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi che assurge a documento riepilogativo e di conguaglio finale. Infatti, i prelievi sono effettuati da gennaio ad agosto sulla base delle aliquote relative all’ultimo reddito conosciuto (ad esempio, per il 2020, i redditi 2018) e da settembre sulla base dell’ultima dichiarazione dei redditi nel frattempo presentata (che in Francia viene presentata nel mese di maggio).

L’ipotesi dell’applicazione in Italia
Nel caso dell’Italia, si tratterebbe di anticipare a gennaio il versamento delle imposte per l’anno corrente, di rimborsare prontamente le eccedenze di versamento, oltre alla necessità di anticipare la presentazione delle dichiarazioni dei redditi per poter aggiornare tempestivamente le aliquote del prelievo.

Si consideri poi che il contesto italiano si caratterizza per le complessità dichiarative e di versamento con una mole enorme di tributi e relativi codici che non trova risconto in Francia.

Per finire l’elemento che rende di più difficile importazione il sistema francese è il rapporto fisco/contribuente, legato ad aspetti in senso lato culturali, che andrebbero costruiti nel tempo. Insomma, la strada per il prelievo diretto è ancora lunga e in salita.