Imposte

Riforma fiscale, Franco pone la questione delle risorse

Sul tavolo 2-3 miliardi. Il ministro ai sottosegretari: aperti al Parlamento

di Giovanni Parente e Gianni Trovati

Disponibilità a discutere nel merito su tutte le proposte arrivate dal Parlamento, ma nell’ambito di compatibilità finanziarie che non lasciano troppo spazio alle illusioni. È questa in sintesi la posizione del Governo sulla riforma fiscale, illustrata ai sottosegretari dal ministro dell’Economia Daniele Franco alla vigilia dell’audizione parlamentare in calendario giovedì 22 luglio alle commissioni Finanze. I tecnici di via XX Settembre stanno lavorando al testo della delega, atteso la prossima settimana in Consiglio dei ministri (tra il 28 e il 29 luglio). Un testo che sarà inevitabilmente incentrato su principi generali, ma che punterà più sulla semplificazione dell’ordinamento che sulla riduzione secca della pressione fiscale. Perché oggi il bilancio pubblico non offre più di 2-3 miliardi dall’anno prossimo e, nella riunione Franco ha chiuso all’ipotesi di finanziarie sconti fiscali con nuove tasse su altre platee e si è dimostrato molto freddo sull’idea di andare almeno in parte a deficit.

Nulla è stato ancora deciso, anche perché la temperatura parlamentare nella maggioranza sta salendo, come mostrano le discussioni accese sulla giustizia, sul Ddl Zan e il complicato esame in commissione del decreto Recovery (si vedano le pagine 2 e 3). Con queste premesse, il fisco rischia di rivelarsi un terreno minato per i delicati equilibri a sostegno del Governo.

Uno scenario di questo tipo aumenta la chance di realizzazione di tutti gli interventi di semplificazione, compreso quello che punta ad accorpare l’Irap all’Ires, con l’addio all’imposta regionale. Ma basterebbe questo ad esaurire il budget dal momento che resterebbe da coprire una quota intorno ai tre miliardi dell’Irap versata dai soggetti che non pagano l’imposta sulla società. È difficile, però, immaginare che la delega in costruzione rimanga del tutto in silenzio su temi come il rilancio dell’Iri o il taglio dell’Irpef sul terzo scaglione di reddito (l’attuale aliquota del 38%). Temi chiesti a gran voce dal documento approvato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato, ma parecchio costosi per il bilancio pubblico.

Restano gli altri capitoli, primo fra tutti il contrasto all’evasione. Un punto su cui il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, intervenendo a un webinar promosso dalla Uil (per lanciare le proprie ricette in materia) ha ricordato che nel 2018 il tax gap di Irpef, Ires, Iva e Irap nel 2018 era ancora di 79,8 miliardi di euro con una tendenza al miglioramento rispetto al 2011 (quando era di 88 miliardi) ma la strada da fare è ancora molta. Dal canto suo il sottosegretario Claudio Durigon ha sottolineato come « un fisco più equo e leggero può sicuramente portare tutti quanti ad avere una visione diversa dell’evasione fiscale».

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