Professione

Ddl sull’equo compenso, difeso dagli Ordini. Altolà da sindacati e associazioni

Per ProfessionItaliane si tratta di una norma non più procrastinabile

di Federica Micardi

Sull'equo compenso professioni in campo in ordine sparso.

Il disegno di legge A.S. 2419 attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, ha già ottenuto il nullaosta della Ragioneria e, senza modifiche, potrebbe arrivare presto al traguardo. Un testo sostenuto dagli Ordini professionali ma osteggiato dalle associazioni, dalle professioni non ordinistiche e dai sindacati.

Che si tratti di una norma migliorabile sono tutti d'accordo, soprattutto perché limita la sua applicazione alle realtà imprenditoriali medio grani, che in Italia sono la minoranza. Ma mentre Professioni Italiane, – l’associazione che racchiude al proprio interno le rappresentanze professionali del Comitato unitario delle professioni e della Rete delle professioni tecniche – chiede che il testo venga approvato al più presto, Confprofessioni, Colap, Acta e Cgil preferiscono che si riparta da zero piuttosto che approvare una legge che definiscono inutile se non dannosa.

Per Armando Zambrano e Marina Calderone, rispettivamente presidente e vicepresidente di ProfessionItaliane, una legge sull'equo compenso per i professionisti non è più procrastinabile e la sua approvazione rappresenterebbe un primo passo verso la corretta remunerazione dei professionisti che non può essere cancellato. Correggere l’attuale testo richiede tempo e il rischio è quello di vanificare quanto fatto fino ad ora.

Di diverso avviso il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella che non intende accettare la logica del “prendere o lasciare”. Secondo Stella la norma come scritta «invece di costituire un deterrente per i committenti forti, finisce per colpire i professionisti attraverso un regime sanzionatorio ancor più penalizzante per gli iscritti agli ordini professionali»; il base al Ddl, infatti, gli Ordini possono sanzionare gli iscritti che accettano compensi sotto soglia.

La presidente del Colap Emiliana Alessandrucci boccia l’impostazione vessatoria del Ddl nei confronti del professionista, che invece di essere tutelato rischia sanzioni per non aver rispettato la norma. «L’applicazione delle tutele – sottolinea Alessandrucci - è prevista solo “ex post”, ovvero in un momento successivo alla contrattazione».

C’è un rischio di sistema anche per le aziende, come riportato nell'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore del 6 maggio che evidenzia come la possibilità per il professionista di “denunciare” a posteriori, anche dopo anni, il committente avrà come conseguenza il venir meno di contratti di lungo periodo per arginare questo pericolo.

La Cigl in merito al testo in discussione parla di severe criticità , ed elenca: i criteri per la definizione della platea dei destinatari, la mancata esplicitazione dei parametri economici, la non inclusione delle associazioni di rappresentanza e delle organizzazioni sindacali.

Critiche simili arrivano dall’Acta, l’associazione dei freelance, che afferma che per come è scritta la norma «non è utile ai lavoratori autonomi».

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