Adempimenti

Voucher e appalti, dietrofront per decreto

di Claudio Tucci

Via il beneficio della preventiva escussione del patrimonio dell’appaltatore nelle controversie sui crediti di lavoro, con il ripristino della “piena” responsabilità solidale nella catena degli appalti (anche con ciascuno degli eventuali subappaltatori): neppure con la contrattazione collettiva nazionale, le parti potranno introdurre “filtri” a tutela dell’impresa committente. Cancellata anche l’intera normativa sul lavoro accessorio, negando così a chiunque, aziende, famiglie e Pa, e in tutti i settori, dal commercio al turismo all’agricoltura ai servizi industriali e non, la possibilità di pagare con i voucher le prestazioni di impiego occasionale-temporaneo.

Per scongiurare il doppio referendum promosso dalla Cgil (in votazione il 28 maggio) il Consiglio dei ministri, ieri, ha acceso semaforo verde a un decreto legge che cancella tre disposizioni del decreto attuativo del Jobs act sui buoni lavoro e ritorna alla vecchia formulazione dell’articolo 29, comma 2 del Dlgs 276 del 2003 (applicativo della legge Biagi), superando la successiva evoluzione normativa orientata a bilanciare gli interessi di aziende e lavoratori.

Sui voucher è previsto un regime transitorio: si consente «l’utilizzo fino al 31 dicembre 2017 dei buoni già richiesti alla data di entrata in vigore del decreto legge».

Il governo spiega il varo del decreto abrogativo anti-referendum con la necessità di non dividere il Paese: «Sarebbe un errore - ha detto al termine della riunione dell’esecutivo, il premier, Paolo Gentiloni -. L’Italia non ha bisogno di una campagna elettorale su questi temi. Useremo le prossime settimane per introdurre una regolazione seria e moderna degli impieghi saltuari e occasionali». Una priorità concreta vista l’immediata eliminazione dei voucher. Ci sarà un impennata del lavoro nero? «Il rischio esiste - ha ammesso il ministro, Giuliano Poletti-. Ma il sommerso è illegale. E in ogni caso abbiamo agito per frenare l’impennata dei buoni. Non c’è stata nessuna gara con la Cgil».

L’ultima parola per superare le consultazioni del 28 maggio spetta alla Cassazione. La Cgil plaude alla decisione di palazzo Chigi: «Nel momento in cui sarà legge, lo considereremo un grande risultato visto che quello tracciato dal decreto è esattamente l’obiettivo che ci siamo proposti con i quesiti referendari», ha commentato la leader del sindacato di Corso d’Italia, Susanna Camusso. Le imprese restano critiche: Confcommercio parla di «epilogo colossale» (con i voucher si cancella «uno strumento molto apprezzato che consentiva di operare legalmente»); sulla stessa lunghezza d’onda Confagricoltura («le aziende agricole sono tra le più penalizzate»); e Confprofessioni commenta così: «Una scelta azzardata che rischia di creare una implosione sociale». Anche Confindustria venerdì aveva parlato di «scelte deludenti».

Nel mirino c’è pure l’ennesimo ritocco alla responsabilità solidale: la soppressione «della preventiva escussione del debitore principale - ha evidenziato Gabriele Buia, numero uno dell’Ance - penalizza tutte le imprese della filiera produttiva e non direttamente il debitore principale, che in questo modo viene ulteriormente deresponsabilizzato. È stato fatto un passo indietro che danneggia le aziende regolari e corrette, spina dorsale del tessuto economico del nostro Paese».

All’interno del governo c’è maretta, specie tra i ministri di Area popolare: la titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, ha incalzato il collega Giuliano Poletti, adesso, a presentare subito «un’alternativa» ai voucher. Molto critica la Cisl, secondo cui la decisione di eliminare il lavoro accessorio è «tutta politica ed incomprensibile dal punto di vista del merito».

Pronto a dare battaglia il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi: «Scelta gravissima e inaccettabile. Non voterò mai questo decreto». Di diverso avviso Cesare Damiano (Pd): «Siamo soddisfatti perché il premier Gentiloni ha evitato di avere una soluzione a metà: sarebbe stato incomprensibile abolire i voucher e non risolvere il problema degli appalti».

Per gli esperti, «la scelta di abrogare norme e istituti non è la soluzione. Bisognava farli funzionare bene», ha evidenziato Arturo Maresca (Sapienza, Roma). E «l’esclusione della derogabilità della responsabilità solidale negli appalti da parte dei contratti nazionali riporta inaspettatamente d’attualità l’articolo 8 della manovra Sacconi del 2011 – ha aggiunto Sandro Mainardi (università di Bologna) –. Forse per una inconsapevole volontà sindacale, assecondata dal Governo, viene così di nuovo valorizzato proprio il secondo livello di contrattazione, in un ambito di cui potevano appropriarsi i Ccnl imponendo tecniche di verifica della regolarità di appalti e subappalti».

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