Professione

Giovani commercialisti: servono aggregazioni e specializzazioni

Il presidente dell’Unione Matteo De Lise al congresso di categoria. Nella relazione introduttiva anche la richiestadi attività riservate

di Maria Carla De Cesari

Il teatro Giovanni da Udine, nel capoluogo friuulano, si è riempito dell’entusiamo di quasi mille giovani dottori commercialisti, riuniti per il 59° congresso dell’Unione nazionale. «Cambiamento», «futuro», «amore per la professione» «gioco di squadra» possono essere le espressioni che riassumono la prima giornata delle assise. Hanno preso voce con l’empatia e l’emozione di Francesca Tamada, presidente del comitato organizzatore, che ha aperto i lavori.

Il congresso è dedicato al ruolo del dottore commercialista nella finanza di impresa: il tema specialistico è l’occasione per una riflessione su come coniugare la professione al futuro. Matteo De Lise, presidente nazionale dell’Unione, ha ricordato che solo dando la parola ai giovani e prestando loro ascolto si può dare prospettiva alla professione. «Dobbiamo distruggere la professione com’è oggi e ricostruirla, non basta più un semplice rinnovamento». De Lise ha enumerato alcuni dei punti critici. «Abbiamo bisogno di aggregazioni, ma il regime forfettario spinge alla disaggregazione», ha commentato. «Dobbiamo lavorare sulle specializzazioni e sulle Stp», ha detto. Le prime, per altro, sono state l’obiettivo rincorso inutilmente dal vecchio Consiglio nazionale. De Lise ha rilanciato alcune parole d’ordine di qualche anno fa: alcune attività tipiche del commercialista devono diventare riserve e non si può permettere l’esercizio da parte di «abusivi».

A rilanciare la prospettiva è stato Claudio Siciliotti, past president di categoria, che ha insistito sul ruolo dei professionisti quali «intellettuali», chiamati a spiegare in chiave critica la realtà e a progettare il futuro, in un nuovo «umanesimodell’economia». «Dobbiamo aiutare la politica ad analizzare le questioni in modo razionale, così che si affrintino in modo corretto le questioni: sulla riforma fiscale, per esempio, è giusto interrogarsi sull’equità orizzontale e verticale e solo in ultimo parlare di aliquote ».

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