Il CommentoControlli e liti

Giustizia tributaria, input del Parlamento sull’indipendenza dal Mef

Le proposte di legge chiedono di spostare il controllo a Palazzo Chigi

di Giuseppe Melis

In attesa che il testo della Commissione di riforma del processo tributario venga reso noto (si veda il webinar sulla riforma), vale la pena riprendere taluni punti dei Ddl attualmente al Senato con cui esso dovrà necessariamente confrontarsi. Vediamo nel dettaglio.

1 ) In primo luogo, tutti i Ddl ordinamentali mirano alla creazione a regime di un corpo di giudici specializzati e professionali, quale nucleo essenziale della riforma del processo tributario.

2) In secondo luogo, alcuni Ddl si occupano solo (o anche) di questioni strettamente processuali, sicché, se non l’intero processo, almeno talune questioni processuali più urgenti (tra cui il divieto di testimonianza e la tutela cautelare) andranno affrontate.

3) In terzo luogo, i vari Ddl hanno visioni diverse se alla magistratura professionale debba affiancarsi una magistratura onoraria per le controversie di minor valore. Sul punto, si propende per la soluzione affermativa, fermo restando che le controversie catastali, per complessità e valore riflesso su diversi tributi, devono rimanerne escluse.

4) In quarto luogo, si pone il problema della sorte degli attuali giudici tributari, togati e non, dove i Ddl si dividono tra chi vorrebbe tabula rasa e chi invece ritiene, più correttamente e realisticamente, che debbano salvaguardarsi le professionalità esistenti, sia pure adattandole, con modalità più o meno inclusive, alla nuova cornice.

5) Tutti i Ddl si pongono il problema dell’indipendenza, ritenendo, con toni molto decisi, che i nuovi giudici debbano essere posti sotto la presidenza del Consiglio dei ministri, sottraendoli al ministero dell’Economia. Una posizione che trova peraltro sostegno nella giurisprudenza Cedu in materia di cosiddetta «apparenza di indipendenza».

I Ddl non si occupano invece dell’arretrato in Cassazione, le cui possibili soluzioni includono come noto una rinnovata definizione delle liti pendenti. Tale misura, che non va confusa con il condono poiché concerne questioni controverse, dovrebbe però riguardare le pendenze in ogni grado, discriminandosi altrimenti quei contribuenti i cui ricorsi sono stati incardinati presso commissioni più lente (anche considerata la notevole variabilità dei tempi medi di decisioni tra le varie commissioni); coinvolgere le liti di ogni importo, non avendo un limite “in valore assoluto” alcun significato (100mila euro di contestazione a un evasore totale non sono più meritevoli di una contestazione di un milione di euro di euro in capo ad una grande società per questioni interpretative), e del resto è sin dal 2002 che il legislatore ha abbandonato il riferimento al valore quale criterio di definizione delle liti; prevedere uno sconto sul tributo quale che sia l’esito della lite, sia perché i giudizi totalmente favorevoli non superano il 30% restringendo la platea dei contribuenti interessati dallo sconto sul tributo, sia perché il tasso di riforma delle decisioni di secondo grado, prossimo al 50%, fa venire meno gli stessi fondamenti logici di tale distinzione.

Insomma, tante questioni da risolvere per le quali si annuncia un interessante confronto.

Il webinar

Verso la riforma

In attesa del testo della commissione istituita dai ministeri dell’Economia e della Giustizia, il tema della riforma è stato al centro di un webinar organizzato dal Modulo 24 Contenzioso tributario. Nel corso dell’intervista al professor Giuseppe Melis, ordinario di diritto tributario alla Luiss, sono stati analizzati anche i punti di contatto e le differenze anche tra le proposte di riforma presentate dalle diverse forze parlamentari. Nel corso dell’incontro è stata affrontata anche la questione della retroattività della non impugnabilità degli estratti di ruolo, su cui si pronunceranno le Sezioni Unite della Cassazione.