Adempimenti

Cartelle, stralcio a tre vie. Sugli extraprofitti tassa bis al 33%

Allo studio la cancellazione dei debiti fino a mille euro. Oltre questa soglia e fino a 3mila si paga la metà, poi spazio alla rottamazione con imposte e sanzioni al 5%

 Nuovo intervento  sugli extraprofitti energetici

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Prende corpo il pacchetto fiscale della nuova legge di bilancio che il governo presenterà nei prossimi giorni. Un capitolo molto vasto che va da una riscrittura della tassa sugli extraprofitti dell’energia formato Ue alla flat tax incrementale riservata solo ad autonomi e professionisti, dalla digital tax alla nuova tregua su cartelle e versamenti. L’obiettivo è quello di recuperare maggiori risorse da destinare al taglio delle tasse e a nuovi aiuti per famiglie e imprese. Le richieste sono tante e continuano da arrivare a via XX Settembre. I capigruppo e i ministri di Forza Italia hanno già annunciato per venerdì la presentazione al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di una serie di misure da introdurre nella legge di bilancio.

Secondo quanto dichiarato ieri dal viceministro all’Economia con delega alle Finanze, Maurizio Leo, ad arricchire i saldi potrebbero contribuire con 5 o 7 miliardi anche i fondi di coesione non spesi dalle Regioni. Non solo. Leo ha annunciato la rivisitazione per il 2023 della tassa sugli extraprofitti che seguirà il regolamento comunitario e dunque andrà a tassare gli utili delle società energetiche e non più il fatturato Iva. L’aliquota dell’imposta, sempre secondo le nuove regole comunitarie, potrebbe essere almeno del 33% (attualmente è del 25%) ma fotografando «meglio e in modo più puntuale – ha precisato Leo – quello che realmente potrebbe essere il maggior utile incassato degli operatori energetici». Per il 2022, invece, resta il saldo da versare entro fine novembre con le regole attuali.

Ma anche su questo potrebbe intervenire la nuova legge di Bilancio prevedendo, prima di tutto, una modifica di quelle storture che finora hanno messo fuori fuoco il prelievo alimentando polemiche e contenzioso. Si tratta delle cosiddette operazioni straordinarie o delle accise che verrebbero eliminate dalla base imponibile, ricordiamo sempre calcolata sulla base delle liquidazioni periodiche Iva. Il versamento del saldo al 30 novembre sarà comunque considerato come un secondo acconto (il primo era al 31 agosto) e con un nuovo appuntamento alla cassa per il 31 marzo si effettuerà un conguaglio sulla base delle nuove regole in vigore dal 1° gennaio con la legge di bilancio ma tenendo conto di quanto già versato nel 2022. Chi sarà a credito beneficerà di un credito di imposta da portare in compensazione, chi si troverà a debito integrerà l’imposta dovuta senza sanzioni e interessi.

Nel tentativo di riequilibrare il peso di sanzioni e interessi e rendere la pretesa più sostenibile, il Governo prepara un ampio capitolo della manovra che va sotto il nome della «tregua fiscale». All’interno è destinato a comparire una nuova edizione della voluntary disclosure con il duplice obiettivo di far rientrare dall’estero o far emergere importi non dichiarati e di recuperare risorse da appostare sulle altre esigenze. Lo schema di fondo dovrebbe essere quello seguito dall’edizione della collaborazione volontaria del 2015-2017 con una variabile aggiuntiva: estendere l’ambito applicativo anche alle criptovalute, su cui finora la mancanza di una norma tributaria specifica sta creando molte incertezze tra gli operatori. Sui punti da definire c’è la determinazione del valore “sanabile”, proprio per l’alta volatilità che contraddistingue le monete digitali.

Ma a suscitare le maggiori aspettative, in termini di platea interessate, sono le misure sulla riscossione. Per le cartelle, infatti, si profila una tregua a tre vie a seconda dell’importo dei debiti iscritti a ruolo. Fino a mille euro l’Esecutivo studia una cancellazione totale delle “pendenze”. A differenza della pace fiscale del Governo giallo-verde datata 2018, l’ambito temporale sarà esteso ai carichi affidati all’agente della riscossione fino al 2015. Nelle intenzioni del viceministro Leo si tratterebbe di un intervento che non va nella direzione di «fare condoni o sconti», ma risponderebbe all’esigenza di cancellare delle partite per cui «gli oneri di riscossione sono più elevati» rispetto agli introiti per le casse dello Stato e degli enti locali.

La seconda via della tregua fiscale riguarda, invece, le somme iscritte a ruolo superiori a mille euro e fino a 3mila euro. In questo caso, si pensa a una riproposizione rivista e corretta del saldo e stralcio: si pagherebbe a forfait un importo del 50%, comprensivo di imposte, sanzioni e interessi, con la possibilità di saldare il tutto a rate su un arco temporale di cinque anni. Oltre i 3mila euro scatterebbe la possibilità di un meccanismo molto simile alle ultime rottamazioni. In pratica l’imposta (sempre in riferimento ai debiti di natura tributaria) si pagherebbe per intero, ma verrebbe scontata la componente sanzioni e interessi da pagare sotto forma anche in questa circostanza sotto forma di un forfait del 5 per cento. Con l’accento sempre sul fattore tempo, perché si potrebbero dilazionare i versamenti su cinque anni.

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