Imposte

Agricoltura, aiuti in Emilia per la filiera che fa squadra

di Rosanna Zari

Con deliberazione del 27 febbraio scorso la Giunta regionale Emilia Romagna ha approvato il bando «Pif» (Progetti integrati di filiera) a valere sulla nuova programmazione comunitaria dei fondi strutturali del settore rurale meglio nota come Psr.

Questo particolare bando persegue una delle finalità che l’Unione europea si è data con la nuova politica agricola comunitaria, ovvero «Promuovere l’organizzazione della filiera agroalimentare» per «migliorare la produttività dei produttori primari attraverso l’integrazione di filiera» e declinata negli strumenti di intervento proposti dal Regolamento Ue 1305/13. La Regione intende così valorizzare le sue filiere agroalimentari erogando 135,8 milioni sotto forma di contributi a fondo perduto che variano dal 35 al 45% per le aziende agricole, 35% per le imprese di trasformazione/lavorazione e perfino il 70% per la ricerca e innovazione.

Il concetto che sta alla base di questo tipo di finanziamenti è quello di rafforzare l’integrazione fra le varie fasi della produzione di un prodotto agroalimentare andando di fatto a “legare” mediante un accordo di filiera i vari attori: l’impresa agricola, l’industria agroalimentare di trasformazione e la ricerca tecnico scientifica per l’innovazione. Nella realtà infatti, accade spesso che questi soggetti siano tra loro scollegati o abbiano solo sporadici contatti spesso mediati da intermediari, che non consentono il raggiungimento di un obiettivo comune come può essere quello ad esempio del miglioramento della qualità di un prodotto, del contenimento dei costi.

Un ruolo importante giocano poi gli istituti di ricerca che debbono testare progetti pilota in quella determinata filiera per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Infine anche le banche sono spesso coinvolte per garantire la sostenibilità economica del progetto nel caso in cui, peraltro molto frequente , i vari beneficiari ricorrano al credito per la parte non coperta dal contributo.

Interessante anche la misura di finanziamento per l’azione di formazione e informazione che consente di allargare la partecipazione al progetto.

Le filiere che possono partecipare al bando sono rappresentate dai settori: lattiero-caseario ( latte bovino); carne suina, carne avicola e uova; vitivinicolo; ortofrutticolo; cerealicolo e bieticolo saccarifero; oleoproteaginose, foraggere e sementiere ed infine settori minori. Il Pif è uno degli strumenti più complessi dell’intero Psr, poiché oltre ad avere numerosi partecipanti - un capofila, partecipanti diretti (in numero minimo variabile a seconda delle filiere) e partecipanti indiretti - ha anche un iter procedurale molto complesso. Tanto è vero che la chiusura del procedimento è fissata per il 28 febbraio 2018.

In effetti quella dei tempi e dell’erogazione dei contributi stessi è una delle pecche della nuova programmazione dei Psr che raccoglie le maggiori perplessità degli imprenditori agricoli in varie regioni.

Venendo poi al dettaglio del bando, la prima scadenza è fissata per il 28 aprile con la presentazione delle manifestazioni d’interesse per il capofila e a seguire il 14 luglio 2017 per le domande delle singole misure d’investimento che sono rispettivamente: sostegno alla formazione professionale e acquisizione delle competenze (dotazione di un milione di euro); investimenti in aziende agricole ( 72,4 milioni); investimenti rivolti ad imprese agroindustriali (52,4 milioni); progetti pilota e sviluppo dell’innovazione (10 milioni), per un totale di 135,8 milioni di euro.

Infine non si può non rilevare come nelle premesse della delibera sia chiaramente indicato che «l’efficacia del presente avviso pubblico è subordinata all’approvazione delle modifiche al Psr sottoposte all’approvazione dei servizi della Commissione europea e attualmente in corso di valutazione da parte degli stessi».

Per maggiori informazioni visitare il sito dedicato della Regione Emilia.

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