Controlli e liti

Tregua fiscale, non punibilità per gli omessi versamenti

La definizione delle irregolarità e il pagamento di quanto dovuto (anche a rate) portano a disapplicare le sanzioni penali per Iva e ritenute. Possibilità estesa alle indebite compensazioni <br/>

Il Governo blinda la tregua fiscale con uno scudo penale mirato sui reati di omessi versamenti. Non senza polemiche da parte delle opposizioni che hanno duramente criticato la misura, a cui ha replicato direttamente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sottolineando tra l’altro che «le parti discutibili sono state evitate, è rimasto quel che è ragionevole». Il meccanismo introdotto nel decreto bollette varato martedì in Consiglio dei ministri (e su cui è continuato il lavoro di limatura del testo da parte della maggioranza in vista della trasmissione al Quirinale per la firma e della pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» attesa per oggi) ha l’obiettivo di estendere la protezione dai reati di omesso versamento di Iva, ritenute e indebita compensazione per chi aderisce alle sanatorie previste dall’ultima manovra. Di fatto, i tre reati in questione non saranno punibili se le violazioni saranno versate integralmente e secondo le modalità previste dalle diverse sanatorie. Con un iter che di fatto consente alle adesioni e alle definizioni agevolate di esplicare i propri effetti anche oltre l’apertura del dibattimento.

Il tutto attraverso un sistema di comunicazioni e informazioni. In pratica il contribuente interessato sarà chiamato a dare immediata comunicazione all’autorità giudiziaria dell’avvenuto versamento degli importi dovuti o, in caso di piano dilazionato, del versamento della prima rata. Allo stesso tempo (nella formulazione si parla di «contestualmente») il diretto interessato informerà l’agenzia delle Entrate della comunicazione inviata all’autorità giudiziaria, fornendo anche i riferimenti del procedimento penale che lo riguarda. In sostanza, si introduce un percorso lungo il quale si permette di sospendere il processo a richiesta fino a quando non si completa tutta la procedura. La ricaduta in termini pratici è di ampliare sotto il profilo temporale, l’area della causa di non punibilità attualmente contenuta entro l’apertura del dibattimento. La richiesta di sospensione consente così di ovviare al problema per chi rateizza di concludere il pagamento dopo l’apertura del dibattimento e quindi di non accedere così all’attuale non punibilità.

Nello scudo destinato alle sanatorie della tregua fiscale il processo è sospeso dal momento della ricezione delle comunicazioni del contribuente fino a quando il giudice è informato dalle Entrate della corretta conclusione della procedura e dell’integrale versamento delle somme dovute o della mancata definizione o della decadenza dalla rateizzazione.

Si tratta quindi di un tentativo da parte dell’Esecutivo di massimizzare le adesioni e i versamenti alla tregua fiscale, come dimostrano anche gli altri interventi inseriti nel decreto bollette finalizzati a estendere temporalmente i termini per sfruttare le sanatorie, come nel caso di errori formali (termine della prima rata dal 31 marzo al 31 ottobre), ravvedimento speciale (slittamento della prima o unica rata dal 31 marzo al 30 settembre) e definizione delle liti (anche in questo caso domanda e prima o unica rata differite dal 30 giugno al 30 settembre). Ma anche attraverso un’estensione della definizione agevolata degli accertamenti non impugnati e ancora impugnabili al 1° gennaio 2023, divenuti definitivi per mancata impugnazione nel periodo compreso tra il 2 gennaio e il 15 febbraio 2023.

Le misure hanno comunque avuto un effetto detonatore nel dibattito politico. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito ai giornalisti alla Camera il senso dell’intervento sui reati di omesso versamento: «Se ho firmato il decreto sarò d’accordo sennò non lo firmavo: è il segnale che se uno si mette a posto, si ravvede e paga quello che doveva pagare, le sanzioni, si tratta di evasione dichiarata. Uno evidentemente non era in condizioni di pagare, ha dichiarato e ora, finalmente, non va nel penale se le paga e paga le sanzioni». Per il ministro, inoltre, «è anche un meccanismo per deflazionare quello che potrebbe essere un grande contenzioso che poi non produce mai niente come dimostra il magazzino del non riscosso».

Dure le critiche delle oppozioni. Parla di misura «inaccettabile» Antonio Misiani del Pd: «Nel merito, è l’ennesimo condono. Nel metodo, non ha alcun requisito di necessità e urgenza. Il governo lo tolga dal provvedimento». Maria Cecilia Guerra (Pd-Ipd) ha precisato che «i dodici condoni della legge di Bilancio non sono bastati» e il decreto approvato dal Governo martedì «porta con sé altri regali a chi non paga le tasse, totalmente slegati da qualsiasi verifica della sussistenza di una difficoltà economica». Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, chiede «l’immediato stralcio di questa assurda norma, diversamente il M5S si opporrà nelle commissioni competenti e in Parlamento con ogni mezzo consentito».

Per il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti (Cndcec), Elbano de Nuccio, invece, le polemiche «su un presunto condono penale non trovano riscontro nella realtà» in quanto la norma sulla causa speciale di non punibilità «va nella direzione di agevolare la compliance dei contribuenti con indubbi effetti positivi anche per il gettito erariale»

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