Controlli e liti

Tasse e multe, il nuovo Governo studia un’altra rottamazione

Già aperto il dossier di una definizione agevolata con un forfait su sanzioni e interessi al 5% e un piano di pagamenti su almeno cinque anni. Per le mini-cartelle si lavora allo stralcio

di Marco Mobili e Giovanni Parente

C’è un’altra emergenza oltre a quella delle bollette che il nuovo Governo si troverà ad affrontare appena insediato. Uno dei capitoli caldi dell’autunno rischia di essere rappresentato dalle cartelle esattoriali per tasse, multe e contributi. Dopo il lungo stop a causa del Covid, l’invio sia delle cartelle che degli avvisi di intimazione a pagare è ripreso da settembre dello scorso anno ma ora l’onda lunga rischia di determinare un corto circuito con i rincari che famiglie e imprese si trovano ad affrontare. Il dossier è già stato aperto dalla nuova maggioranza, che aveva inserito una nuova pace fiscale tra i punti fondanti del programma di governo.

Al momento, l’ipotesi che prende più corpo è di procedere con uno dei primi provvedimenti a una nuova rottamazione delle cartelle. Rottamazione, però, con una formula rivista e corretta rispetto alle tre precedenti edizioni. A partire dalla platea dei soggetti (potenzialmente) interessati. L’obiettivo è di riordinare e mettere a sistema i diversi intrecci e sovrapposizioni che negli ultimi cinque anni si sono venuti a creare. Basti pensare al fenomeno dei cosiddetti «decaduti», ossia i contribuenti che avevano aderito alle sanatorie ma poi non hanno pagato alle scadenze previste. Con la nuova rottamazione si punta a recuperare tutte queste situazioni, in modo da cercare di far ripartire di nuovo il contatore e lasciare più margini a famiglie e imprese a corto di liquidità per il carovita.

Proprio in quest’ottica, si profila l’ipotesi di concedere la pace fiscale (segnando una profonda differenza rispetto al recente passato) ai carichi affidati alla riscossione fino al 30 giugno 2022. In sostanza, in questo modo si allargherebbe il raggio d’azione sia alle cartelle inviate ante Covid sia a quelle successive, arrivando ad abbracciare i debiti con il Fisco emersi anche ora con la crisi energetica.

La nuova rottamazione consentirà di pagare il debito con uno sconto sostanzioso di sanzioni e interessi (per quanto riguarda le contestazioni di matrice tributaria). Si punta a un forfait del 5%, fermo restando che bisognerà comunque saldare la parte dell’imposta dovuta. Per evitare il fenomeno delle “fughe” dalla definizione agevolata, il piano dei versamenti sarà articolato in un periodo più ampio: l’idea di partenza è quella di dieci anni ma le coperture finanziarie necessarie a un’operazione di così lungo respiro potrebbero spingere il prossimo Governo a non andare oltre i cinque anni.

La sostenibilità in termini di conti pubblici della rottamazione determinerà anche il margine d’azione del nuovo Esecutivo per fare una vera e propria cancellazione dei ruoli pendenti. Negli ultimi anni ci sono stati due interventi in questo, prima con lo stralcio dei mini-debiti fino a mille euro con la pace fiscale 2018 e poi con la cancellazione dei carichi fino a 5mila euro varata dal decreto Sostegni (Dl 41/2021) ma solo per chi aveva redditi fino a 30mila euro. Ora l’intenzione è di effettuare una cancellazione a più ampio respiro (senza gli steccati di reddito, tanto per intenderci) ma i margini lasciati dalla finanza pubblica determineranno dove si posizionerà l’asticella.

Tra le possibili soluzioni c’è uno stralcio integrale delle cartelle fino a mille euro, anche perché l’ipotesi di fissare l’importo della cancellazione fino a 3mila euro - avanzata in campagna elettorale - dalle prime indicazioni risulterebbe troppo onerosa. In ogni caso, si tratterebbe di un’occasione immediata per risolvere sul nascere la questione delle multe ai no vax. Pronte a partire (come anticipato dal «Sole 24 Ore» del 13 ottobre) ci sarebbe quasi un milioni di atti da recapitare a chi non ha rispettato gli obblighi vaccinali contro il Covid.

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