Professione

Credito e impresa, dopo la pandemia una nuova valutazione del merito

Convegno Acb sulle modalità di finanziamento delle aziende: impossibile basarsi solo sull’analisi dei dati

di Giuseppe Latour

Cambiare, dopo la pandemia, il segno dei finanziamenti alle imprese. Adottando un approccio diverso nella valutazione del merito creditizio. È la sollecitazione che arriva dal convegno «Oltre la crisi: il finanziamento della ripartenza», svoltosi ieri pomeriggio a Milano presso Assolombarda. Un incontro che è stato aperto dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana che ha sottolineato come «il rilancio deve nascere da un patto tra imprese, pubblico, mondo della ricerca e settore bancario».

La linea del convegno è stata tracciata dall’intervento di Andrea Bonechi, vicepresidente di Acb Group, che ha spiegato come oggi «non sia possibile utilizzare i criteri di cinque anni fa per finanziare la crescita delle imprese». È necessaria, cioè, un’evoluzione dei meccanismi di valutazione del merito di credito, che riesca a fotografare la realtà delle aziende.

Serve una valutazione del merito creditizio che Bonechi ha definito «valorosa». Che, quindi, tenga conto di tutti quei valori «non espressi direttamente dai dati contabili e neppure extra contabili». Un esempio - ha detto ancora Bonechi - rende l’idea: «Pensiamo a due imprese, una con un portafoglio clienti molto concentrato e l’altra con un portafoglio clienti più omogeneamente distribuito, ma uguali sotto tutti gli altri profili. Non possono avere lo stesso valore. Eppure, i multipli così come altre tecniche di valutazione, se prive di adeguata analisi fondamentale non coglierebbero la differenza». Un ragionamento simile può essere applicato agli Npl: anche per loro servirebbe un approccio più chirurgico.

Sollecitazioni alle quali, più avanti, il vicedirettore generale di Abi, Gianfranco Torriero ha risposto ricordando che «dal 30 giugno 2021 sono in vigore le nuove linee guida dell’Eba sulla concessione e il monitoraggio del credito». Qui, tra le altre cose, si parla di valutazione del merito creditizio e, in molti passaggi, «si fa riferimento a una valutazione che non può essere statica ma dinamica».

Partendo da queste premesse, Franco Michelotti, membro di Acb, ha fatto alcune proposte. Sarebbe, ad esempio, necessario «eliminare le asimmetrie normative tra diritto fallimentare e diritto bancario, innestando in quest’ultimo norme che obblighino il sistema bancario ad erogare il finanziamento della ripartenza, quando il trattamento che le banche riceverebbero dalla chiusura dell’impresa sia peggiore di quello proposto con il risanamento». Oppure, per sostenere le Pmi, andrebbe esteso «alle imprese con dipendenti dal 15 a 250 il Fondo salvaguardia imprese».

Non sono le sole misure pratiche proposte nel corso del pomeriggio. Pasquale Saggese, responsabile dell’area Fiscalità della Fondazione nazionale di ricerca dei commercialisti, ha ipotizzato una soluzione per il rientro dei debiti tributari e contributivi di imprese e professionisti. «Bisognerebbe - ha spiegato - consentire di accedere a mutui agevolati, con garanzia dello Stato, per pagare imposte e contributi previdenziali correnti e pregressi, questi ultimi al netto di sanzioni, interessi e oneri di riscossione».

Una novità in arrivo, invece, è stata annunciata da Sergio Cristallo, direttore centrale coordinamento normativo dell’agenzia delle Entrate: «L’emergenza sanitaria ha dato un impulso ulteriore alla nostra trasformazione digitale. In questa direzione è andata la videoconsulenza: sono sportelli virtuali che stiamo sperimentando nell’agenzia Entrate rircossione e che stanno dando segnali positivi. Sicuramente saranno estesi anche all’agenzia delle Entrate». Sul fronte dell’assistenza alle imprese, Andrea Nuzzi, head of corporate and financial institutions di Cassa depositi e prestiti ha ricordato che «stiamo avendo da tempo una funzione preminente nella gestione dei fondi europei. Sulla scorta di questo successo stiamo lavorando su tre fronti: i fondi InvestEu, circa 26 miliardi di garanzia a livello comunitario, il fondo del gruppo Bei da 25 miliardi di euro e il terzo grande fronte, il Pnrr».

Nell’ultima parte dell’incontro, l’attenzione si è spostata sull’attualità. Il vicepresidente di Confindustria per credito, finanza e fisco, Emanuele Orsini ha parlato del Ddl di Bilancio, spiegando che «c’è qualche punto molto interessante, come la proroga del superbonus e l’intervento sulle villette unifamiliari. In diversi passaggi si va nella direzione di dare quella strutturalità chiesta dalle imprese». Restano temi come il patent box, che «per noi non deve essere messo in discussione» e l’Irap «che va tagliata, ma senza aumentare l’Ires».

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