Professione

Delega fiscale, a pagamento gli interpelli alle Entrate

Il disegno di legge delega di riforma fiscale punta a ridurre l’utilizzo eccessivo di questo strumento

di Gian Paolo Ranocchi

Interpelli a pagamento e un aiuto per le risposte rapide anche dall’intelligenza artificiale. Al centro del disegno di legge delega di riforma fiscale c’è anche il ricorso agli interpelli preventivi con cui contribuenti e professionisti chiedono una vera e propria consulenza agli uffici delle Entrate sulla correttezza o meno dei comportamenti e delle scelte effettuate rispetto ai loro obblighi fiscali. Una possibilità questa espressamente prevista dalla Statuto del contribuente (articolo 11 della legge n. 212/2000) ma di cui se ne fatto negli ultimi anni un utilizzo esagerato. Basti pensare che nel 2022, secondo gli ultimi dati forniti dalle Entrate (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) tra interpelli delle direzioni regionali e quelli delle direzioni centrali gli uffici hanno fornito risposte a oltre 17mila pratiche. Con l’intento, dichiarato, di dare una tregua agli uffici delle Entrate ormai sommersi dalle istanze di ruling, anche a causa di una legiferazione straordinaria e compulsiva soprattutto nell’ultimo periodo, sono state individuate 4 strade.

Quella certamente più prosaica ma che allo stesso tempo potrebbe essere più efficace a frenare gli interpelli bagatellari è l’introduzione di un contributo per ottenere una risposta dal Fisco. Secondo la bozza dell Ddl di legge delega, infatti, si intende limitare gli interpelli toccando il portafogli dei contribuenti. Si va verso una nuova dimensione nella quale gli interpelli saranno necessariamente a pagamento. Il costo varierà in funzione della tipologia del contribuente e del valore della questione oggetto dell'istanza. Il ricavato, prevede la stessa bozza all’articolo 4 del Ddl, sarà finalizzato al finanziamento della specializzazione e della formazione professionale continua del personale delle agenzie fiscali.

Oltre all’introduzione dell’obolo il taglio agli interpelli potrà poggiare anche sulle nuove tecnologie. Guardando al futuro e alla digitalizzazione del fisco la delega prevede che per le persone fisiche e i contribuenti di minori dimensioni, quindi per le questioni ritenute meno rilevanti, la procedura di interpello sarà riservata alle sole ipotesi in cui non è possibile ottenere risposte mediante i servizi di interlocuzione rapida «realizzati anche attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali e di intelligenza artificiale». Per questi soggetti, quindi, sembra si vada verso un sistema in cui ci sarà un primo filtro di smaltimento del problema che sarà di estrazione tecnologica. Solo se questo primo livello non dovesse dare riscontro, si potrà quindi passare all’interpello classico.

La riduzione agli interpelli passa anche per un’incentivazione al varo di prassi interpretativa da parte della stessa agenzia delle Entrate. È certamente interessante che la legge delega preveda espressamente che la disincentivazione agli interpelli potrà essere raggiunta attraverso l’individuazione di una specifica casistica delle fattispecie che interessano il cosiddetto abuso del diritto. Molti degli interpelli presentati, infatti, attengono a casistiche che interessano queste fattispecie il più delle volte particolarmente complesse. Nell’individuazione di queste casistiche saranno parti attivi anche gli ordini professionali, le associazioni di categoria e gli altri enti portatori di interessi collettivi.

Un altro blocco agli interpelli dovrebbe arrivare, infine, da un rafforzamento di un principio che è già in essere e che è quello che dispone l’inammissibilità degli interpelli se attengono a questioni che trovano soluzioni in documenti interpretativi già emanati.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©