Professione

Investire nel Paese, la scelta di campo per chi ha capitali

di Cheo Condina

Le Casse di previdenza private come «costruttrici del futuro» del Paese nel ruolo di investitori «pazienti, prudenti e lungimiranti, in sostanza di lungo periodo» che favoriscano da una parte la ripresa italiana, in un momento chiave con il Pnrr alle porte, e dall’altra una migliore gestione della dinamica del debito pubblico. Il tutto in un’ottica di sostenibilità e transizione energetica che è ormai ineludibile in tutti i settori di business.

È questo il principale messaggio emerso ieri dal dibattito che – nell’ambito degli Stati generali della previdenza dei liberi professionisti organizzati da Adepp – ha visto protagonisti alcuni dei principali attori del mondo bancario, assicurativo e finanziario. A partire da Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, il primo istituto del Paese. «Questo è il momento decisivo in cui ognuno di noi deve dimostrare di sapere fare la sua parte per la crescita dell’Italia», ha spiegato. Come? «Intesa Sanpaolo investirà la maggior parte delle sue risorse nel nostro Paese e chi ha disponibilità di capitali deve fare lo stesso, ci sono asset importanti su cui puntare, di carattere strategico», ha risposto il banchiere, riferendosi anche al possibile ruolo delle Casse di previdenza private, evidentemente dotate di una rilevante dote di capitali per sostenere l’economia domestica. Secondo Messina, inoltre, «è altrettanto strategico riportare quote di finanziamento di debito pubblico all’interno del risparmio degli italiani e delle famiglie, riducendo la dipendenza dall’estero»: in sostanza, «siamo in un momento chiave per investire nell’economia reale del Paese, accelerandone la crescita». Una posizione condivisa da Elena Patrizia Goitini, ad di Bnl (gruppo Bnp Paribas), che ha fatto notare come le famiglie italiane abbiano «un buon rapporto con il risparmio, che ha rappresentato un elemento protettivo importante durante le crisi e che oggi ammonta a 10mila miliardi, più o meno equamente distribuiti tra ricchezza immobiliare e finanziaria». Il tema vero, oggi, ha aggiunto, «è come metterlo al servizio della ripresa».

Non resta certo sullo sfondo, ma è centrale, la sostenibilità. Lo hanno detto Messina e Goitini e lo ha ribadito Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo mentre Marco Sesana, numero uno di Generali Italia, ha rimarcato il ruolo sempre più importante del welfare – come emerso peraltro durante l’emergenza Covid – che andrà costruito su un modello nuovo e più ampio: «Una partnership pubblica-privata di grandissimo valore per l’Italia e per l’Europa». Certo, ha fatto notare, il presidente di Adepp Alberto Oliveti, un Paese in cui «un terzo delle famiglie è scarsamente connesso a internet ha già in sé le stimmate della disuguaglianza e quindi è tutta una rete d’insieme che deve crescere».

Rete significa anche infrastrutture, di cui il fondo F2i è il principale esponente in Italia e tra i primi in Europa. Proprio F2i ha un rapporto stretto con le Casse di previdenza private (quattro di esse sono socie e investitori) perché entrambi – ha sottolineato l’ad Renato Ravanelli – ragionano su un’ottica di lungo periodo e si pongono l’obiettivo di essere motore dello sviluppo del Paese. «Con le Casse c’è un feeling importante: con loro abbiamo condiviso il lancio di un nuovo fondo sulle infrastrutture sostenibili e di un fondo di debito per le imprese a lungo termine», ha aggiunto il manager. Del resto, F2i «ha l’ambizione di far crescere il capitale e di generare rendimenti, ma anche di provare a colmare alcune lacune della nostra politica industriale nel settore infrastrutture che è la base per lo sviluppo economico del Paese – ha concluso –. Favoriamo la crescita delle nostre aziende e così anche la nascita di operatori nazionali, creando valore: oggi siamo a 6 miliardi di capitali gestiti e vogliamo raggiungere 10 miliardi in pochi anni».

Infine Francesco Gattei, Cfo di Eni, si è soffermato sul tema della transizione energetica evidenziando come «bisogna superare gli slogan e trovare formule efficaci, cioè decarbonizzare il mix e non defossilizzarlo, lavorando sul lato della domanda e non solo su quello dell’offerta».

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