Controlli e liti

Avvisi bonari, si apre uno spiraglio per l’estensione della pace fiscale

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di Marco Mobili e Giovanni Parente

Più spinta alla transazione fiscale per le imprese in crisi. Pace fiscale anche per gli avvisi bonari per cui i contribuenti hanno già iniziato a pagare le rate. Un intervento chiarificatore su come vada inteso il tetto massimo dei 100mila euro per la dichiarazione integrativa speciale (sul punto il servizio studi di Camera e Senato ha segnalato l’opportunità di chiarire se «vada rapportato al cumulo di imposte e contributi oggetto di dichiarazione integrativa, ovvero se sia riferibile a ciascuno di essi»). Sono alcuni degli spunti da cui potrebbe partire il percorso parlamentare di implementazione del decreto fiscale (Dl 119/2018), da oggi all’esame della commissione Finanze di Palazzo Madama mentre il termine per gli emendamenti è fissato per il 7 novembre. Per ora si tratta di «pareri personali che devono essere sottoposti al vaglio della discussione parlamentare» spiega il relatore al provvedimento Emiliano Fenu (M5S), che però rimarca anche la filosofia di fondo: «Lo spirito del decreto è aiutare i soggetti che si sono trovati in difficoltà nel pagare le imposte. Per questo stiamo chiudendo il più possibile le maglie per chi evade scientemente, mentre i provvedimenti devono andare incontro agli imprenditori e ai contribuenti che hanno dichiarato ma non sono riusciti a versare».

In quest’ottica potrebbe rientrare l’ipotesi di rafforzare l’istituto della transazione fiscale per le imprese in crisi. A riguardo Fenu ha già presentato un’autonoma proposta di legge che punta a fissare dei termini certi per la risposta delle Entrate sull’ammissione: 120 giorni con un ulteriore prolungamento di 60 giorni per pratiche particolarmente complesse. E sul potenziamento della transazione fiscale potrebbe convergere tutta la maggioranza gialloverde. Anche la Lega ha pensato a questo strumento per riportare il tema della difficoltà economica dell’imprenditore all’interno della ristrutturazione del debito fiscale (si veda Il Sole 24 Ore di sabato 27 ottobre). Per uscire dall’impasse dei timori delle Entrate di contestazioni di danno erariali, una delle ipotesi a cui sta ragionando la Lega è di introdurre la figura terza dell’attestatore - nominato dal presidente del tribunale - per certificare quanta parte dei debiti fiscali l’impresa è in grado di saldare . Sulla base di quell’attestazione gli uffici dovranno pronunciarsi - magari proprio in base a termini più stringenti - e il riufiuto dovrà essere motivato:. A quel punto il contribuente potrà impugnare l’atto in Commissione tributario. La transazione fiscale potrebbe ess ere la via d’accesso per le imprese al «saldo e stralcio» annunciato dalla Lega come emendamento parlamentare per andare incontro ai contribuenti in oggettiva difficoltà economica.

Ma sulla pace fiscale ci sono anche altri aspetti su cui è ipotizzabile un intervento: «Nel corso della discussione - fa notare sempre il relatore Fenu - cercheremo di chiarire gli aspetti con maggiori ambiguità e di evitare discriminazioni verso i soggetti che si sono rivelati più diligenti. È ingiusto che si premi chi ha ricevuto l’avviso bonario e ha atteso che il debito venisse iscritto a ruolo e non chi ha cercato subito di ravvedersi. Ora chi ha già iniziato a pagare le rate non rientra in alcuna ipotesi di definizione agevolata». Così come una riflessione potrebbe riguardare il caso degli atti di irrogazione delle sanzioni non impugnati e la rigidità di alcune scadenze per alcune delle misure previste.

Resterà poi da sciogliere il nodo capitali all’estero. Il riferimento all’Ivie e all’Ivafe (le due mini-patrimoniali su immobili e attività finanziarie all’estero) è rimasto nella sanatoria sui pvc (processi verbali di constatazione) e il vicepremier Luigi Di Maio ha già annunciato modifiche in Parlamento sul punto.

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