Contabilità

Bilanci più facili se gli esodi fossero gestiti con fondi bilaterali aziendali

Per le aziende quotate possibile spalmare i costi su più anni e non solo sul primo

di Angelo Pandolfo e Claudio Pinna

Sotto un profilo contabile, gli strumenti solitamente utilizzati per l’accompagnamento dei lavoratori al pensionamento (isopensione, contratto di espansione, eccetera) pongono una forte criticità per le società quotate, che quindi applicano i principi contabili internazionali Ifrs (si veda il Sole 24 Ore del 16 marzo).

Al momento del loro utilizzo, infatti, il principio contabile Ias 19 - ossia quello che disciplina la rendicontazione contabile delle prestazioni garantite ai lavoratori - richiede il riconoscimento a conto economico del valore attuale medio (in sostanza il valore capitale complessivo) corrispondente alle prestazioni future promesse dalla società tramite la misura di accompagnamento. Tale valore può risultare di una certa rilevanza e impatta negativamente sul bilancio dell’anno in cui l’operazione viene organizzata. Come risolvere questa criticità?

Sotto un profilo tecnico, una possibile opzione è rappresentata dalla costituzione dei fondi di solidarietà bilaterali a livello di singola società. Si tratta dei fondi disciplinati dagli articoli 26-40 del Dlgs 148/2015, che possono perseguire, in aggiunta ad altre, le seguenti finalità: erogare integrazioni (in termini di importo o durata a seconda delle situazioni) delle prestazioni previste dalla legge in caso di cessazione del rapporto di lavoro; corrispondere un assegno straordinario per il sostegno al reddito dei lavoratori che raggiungano i requisiti previsti dal pensionamento sia di vecchiaia che anzianità nei successivi cinque anni.

Il finanziamento dei fondi di solidarietà avviene mediante due tipologie di contribuzione: quella ordinaria, tale da garantire la costituzione di riserve adeguate anche per la situazione a regime; quella straordinaria destinata a coprire tutto il fabbisogno connesso con l’erogazione delle ulteriori prestazioni (l’assegno straordinario, in particolare).

Il punto è che, ai fini Ifrs, la contribuzione ordinaria e quella straordinaria vengono riconosciute a bilancio in maniera decisamente diversa. Quella ordinaria, infatti, è considerata come prestazione di breve termine (erogata cioè entro i 12 mesi dalla relativa prestazione del servizio da parte del lavoratore) ed è quindi inserita a conto economico come costo dell’anno in cui viene versata. Quella straordinaria, invece, (anche se corrisposta su più annualità), similmente a quanto accade per l’isopensione, viene rendicontata interamente nell’anno in cui l’operazione è definita.

Attualmente i fondi di solidarietà possono essere costituiti esclusivamente per singoli settori di riferimento, con un importo della contribuzione ordinaria quasi sempre molto contenuto. Le società, oltretutto, temono che incrementando questa contribuzione si possano finanziare processi organizzati da altre aziende del settore (talvolta anche concorrenti).

Tra gli ultimi costituiti, il Fondo Tris del settore chimico e farmaceutico, ad esempio, prevede una contribuzione ordinaria di tre euro a lavoratore, con tutto l’onere delle operazioni in definitiva trasferito sulla contribuzione straordinaria (anch’essa con un impatto contabile negativo).

Qualora, invece, i fondi di solidarietà potessero essere costituiti a livello aziendale, la situazione cambierebbe significativamente. Il fabbisogno potrebbe essere finanziato in via adeguata tra contribuzione ordinaria e straordinaria. Le società avrebbero la certezza che le somme destinate al finanziamento dei programmi rimarrebbero nelle loro disponibilità e utilizzate esclusivamente per i loro lavoratori. Incrementando la contribuzione ordinaria le prestazioni stabilite potrebbero essere finanziate in maniera opportuna ripartendo il tutto ai fini contabili (così come consentito dal principio) su più anni e non solo principalmente su quello in cui l’operazione è finalizzata.

Un’opzione su cui sicuramente riflettere. Magari non perfetta, perché fa venire meno molta della solidarietà che caratterizza questo tipo di fondi, ma che consentirebbe alle società di aggiungere un ulteriore strumento a quelli disponibili per gestire al meglio, e in via responsabile, la transizione generazionale della forza lavoro.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©