Adempimenti

Brexit a effetti sospesi fino a dicembre ma bisogna preventivare dazi e Iva

di Benedetto Santacroce ed Ettore Sbandi

Con la ratifica finale di ieri dell’Europarlamento del testo di accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione Europea si conclude il difficile percorso di uscita ordinata dell’Inghilterra dal sistema unionale.

Dunque, tra meno di 24ore, dopo 47 anni, il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea con effetti fiscali e doganali potenzialmente rilevantissimi.

La road map appare, come ribadito nel comunicato stampa dell’agenzia delle Dogane, finalmente chiara.

Da venerdì 1° febbraio, Uk lascerà definitivamente ed ufficialmente l’Ue, ma nulla cambierà fino, almeno, al 31 dicembre 2020; ciò in quanto le parti hanno convenuto un termine di 11 mesi per definire i dettagli dell’accordo generale già convenuto negli scorsi mesi.

Dopo l’uscita il negoziato

Cosa accadrà dopo la fine dell’anno, però, non è ancora chiaro, perché la possibilità che tutto si chiuda in pochi mesi è piuttosto remota e, se per l’Ue esiste spazio per proroghe ulteriori, in Gran Bretagna è in vigore una legge che pretende la realizzazione di Brexit entro il 2020, qualunque sia l’esito di eventuali negoziati.

Posto il quadro di sintesi, però, i punti fondamentali della questione appaiono due: da un lato, non appaiono giustificati allarmismi e proclami in quanto, come detto, da domani nulla cambierà in concreto per la vita delle imprese; dall’altro, l’urgenza della pianificazione ora è attuale e reale e occorre attrezzarsi per affrontare lo switch programmato in un orizzonte temporale breve e che potrà causare rilevanti problematiche o rischi del tutto nuovi per gli operatori Ue.

Le questioni sono infatti molte.

C’è anzitutto la questione dei dazi. Questi saranno applicati come da tariffa esterna e dunque, soprattutto in caso di acquisto, il costo dell’imposta di confine deve essere calcolato.

Cambia il regime di import

Oltre ai dazi, si sottolinea il tema generale della fiscalità di confine che si applica all’importazione, con termini e modalità radicalmente differenti rispetto alla movimentazione intraunionale delle merci. L’Iva sarà riscossa in dogana, in contanti e operazione per operazione, abbandonandosi il sistema dell’acquisto intra Ue che consente l’assolvimento dell’imposta con modalità particolarmente favorevoli, ossia con il sistema del reverse charge con non comporta, di fatto, esborsi finanziari.

A questa imposta si aggiungono le accise gravanti, per esempio, sui prodotti alcolici, oggetto di forti scambi tra i due sistemi doganali; anche queste imposte saranno applicate, di regola, all’importazione e la movimentazione seguirà nuove regole e nuovi vincoli.

Tornando ai dazi, però, si deve richiamare l’attività dei negoziati sulla creazione, tra le parti, di una unione doganale, oppure di una zona di libero scambio, dove il sistema di tracciatura dell’origine preferenziale delle merci è fondamentale.

Il primo caso, quello dell’unione doganale, è sicuramente il più favorevole, perché permetterebbe alle merci interne e a quelle immesse comunque in libera pratica in Uk di circolare liberamente nell’Ue, e viceversa. Se invece si optasse, come è prevedibile, per la creazione di un’area di libero scambio, il sistema avrebbe una gestione favorevole, ma sicuramente più compressa, perché solo le merci originarie di un sistema doganale possono giungere nell’altro senza dazio.

Dichiarazioni doganali

A tutto questo, si aggiunge il profilo dichiarativo doganale, con le connesse responsabilità e sanzioni, ben maggiori rispetto a quelle proprie del sistema Ue e sicuramente più gravose. In dogana, infatti, l’operatività è per bolletta, spedizione per spedizione, e vengono in rilievo non solo profili fiscali, ma anche questioni extratributarie (made in, sicurezza, marcatura, certificazioni) spesso di rilievo penale.

Sui trasporti, si sottolinea poi la questione dell’Irlanda del Nord, al momento gestita come un ibrido (territorio politico ripartito e territorio doganale libero), apparentemente non soggetto a particolari formalità e controlli.

Si aspetta, dunque, un anno di negoziati scandito da importanti notizie e aggiornamenti che gli operatori, da subito, devono seguire per arrivare pronti al radicalmente rinnovato sistema di lavoro post Brexit.

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