Cloud, trasparenza digitale e big data: così può innovarsi il dialogo con il Fisco
La gestione in remoto deve andare oltre l’emergenza e divenire una prassi nei rapporti con i contribuenti
Con il perdurare dell’emergenza coronavirus, l’agenzia delle Entrate ha regolamentato nella circolare 6/E/2020 un procedimento formale con cui sarà possibile gestire in remoto il contraddittorio. Per dialogare e scambiare informazioni è previsto l’utilizzo dei sistemi al momento riconosciuti, cioè fondamentalmente la posta elettronica certificata, attraverso il seguente iter:
● identificazione del contribuente o del suo rappresentante mediante invio, tramite Pec o email, della copia del documento di identità (nonché della procura, qualora non sia già in possesso dell’ufficio);
● indicazione nella citata Pec o email del numero e dell’intestazione dell’utenza telefonica o dell’eventuale strumento di videoconferenza (laddove disponibile) da utilizzare per il contraddittorio;
● effettuazione del contraddittorio telefonico o per videoconferenza;
● redazione del verbale del contraddittorio, dando atto delle modalità con cui si è svolto e indicando gli indirizzi Pec o email che saranno utilizzati per il successivo scambio del file;
● condivisione, stampa del file ricevuto dall’ufficio e sottoscrizione (con una sigla su tutte le pagine) da parte del contribuente o del suo rappresentante;
● scansione del verbale sottoscritto e rinvio all’ufficio tramite Pec o email, con allegata copia del documento d’identità di chi ha sottoscritto il verbale;
● stampa del file ricevuto e sottoscrizione da parte del verbalizzante dell’ufficio;
● invio via Pec o email al contribuente o al suo rappresentante del verbale sottoscritto e protocollato.
Viene anche precisato che le operazioni di sottoscrizione dei documenti possono avvenire mediante la firma digitale, e che queste modalità di gestione del contraddittorio – pur essendo previste specificamente per gli accertamenti con adesione e nei casi di interesse dei contribuenti a non sospendere i procedimenti – possono essere adattate caso per caso a ogni operazione tributaria che richiede la partecipazione o l’intesa con il contribuente e, quindi, anche in sede di verifica e accertamento.
Lo sviluppo dei sistemi cloud
È chiaro, però, che se si desidera che questo approccio non resti di pura “emergenza”, ma divenga una vera e propria prassi, e che si dimostri efficiente ed efficace – e ciò è senz’altro auspicabile per la semplificazione ed evoluzione delle modalità di interlocuzione tra Fisco e contribuenti, che spesso risultano onerose e invasive – sarà necessario individuare strumenti e modelli che supportino in maniera più adeguata e ampia i procedimenti a distanza.
Sul punto va segnalato che negli ultimi tempi sono state sperimentate con buon esito alcune forme di dialogo evolute basate sull’utilizzo del cloud, per il confronto e l’interscambio a distanza di informazioni, dati e documenti fiscalmente rilevanti tra contribuenti e amministrazione finanziaria; con l’idea di introdurre modelli in cui ogni soggetto possa dotarsi di spazi cloud dedicati e “a norma”, che garantiscano sicurezza, privacy e tracciabilità, per interfacciarsi con il Fisco in caso di verifica o controllo, ad esempio, ma anche per qualsiasi altro tipo di procedimento fiscale.
Si tratta di tecnologie che consentono di sintetizzare in un unico strumento le esigenze di comunicazione (chat e/o videoconferenze) e quelle di scambio di informazioni (superando i limiti che inevitabilmente ha la posta elettronica e garantendo adeguati sistemi di digitalizzazione per una corretta archiviazione, conservazione, certificazione e messa a disposizione dei documenti e dei dati), nonché di sicurezza e tracciabilità delle operazioni compiute.
Accessi automatici e big data
Questi sistemi permettono anche di disegnare, caso per caso, i perimetri di condivisione delle informazioni a seconda dei diversi procedimenti, fino a prevedere forme di accesso “autonomo” da parte del Fisco a determinati gruppi di dati e documenti, riducendo o addirittura azzerando l’operatività del contribuente, che rimane comunque in pieno presidio delle operazioni compiute.
Per non parlare del fatto che tali strumenti abilitano la disponibilità da parte del Fisco di dati massivi, che permettono di effettuare analisi del rischio e selezioni basate sulle più moderne tecnologie di analisi di big data, e di acquisire le informazioni necessarie per la precompilazione dei modelli fiscali. Strada peraltro già tracciata e coerente con quella intrapresa con la fatturazione elettronica che, tra l’altro, ha fini di controllo e monitoraggio continuativo sui dati dei contribuenti e di promozione della compliance.
La trasparenza digitale
Ma si potrebbe persino fare di più: aprire le porte a riforme di tipo strutturale che apportino concreti cambiamenti e miglioramenti nella gestione del rapporto Fisco-contribuente. Adeguandoci peraltro a quanto viene indicato a livello internazionale dai principi Ocse, che chiedono di introdurre modelli di promozione della trasparenza (da parte dei contribuenti) in cambio della certezza (da parte dell’autorità fiscale).
In questa direzione vanno evidenziate alcune proposte legislative – ad esempio il Ddl 1599/2019 («Modifiche al decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127, in materia di digitalizzazione e semplificazione fiscale») – che propongono l’introduzione di regimi opzionali basati su concetti di “trasparenza digitale” in cambio di premialità a chi, volontariamente, mette a disposizione dell’amministrazione finanziaria un set di dati e documenti, in via continuativa, permettendone un controllo a distanza e in modalità direttamente analizzabile.
Una compliance diffusa
Si tratterebbe, in sostanza, di introdurre un regime di cooperative compliance anche per i contribuenti di piccole e medie dimensioni. Se poi a questo passaggio – tanto più considerato il momento di crisi economica – si agganciassero riduzioni del carico fiscale, sarebbe sì un vero cambiamento.
Senz’altro è di “vero cambiamento” che abbiamo bisogno, in una situazione come quella attuale: occorre sforzarsi e mettere in campo riforme strutturali e concrete e di alto profilo, perché solo in questo modo si può far sì che, persino da una crisi come questa, possano uscirne soluzioni che portino l'intero sistema a trasformarsi ed evolversi.