Commercialisti contro l’abuso da dipendenza economica
Commercialisti pronti a difendere la dignità dei lavoratori autonomi.
«La norma del Jobs act del lavoro autonomo che introduce il divieto di abuso di dipendenza economica è di estrema rilevanza, - afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani - un passo in avanti significativo per la difesa della dignità dei lavoratori autonomi italiani. Ora dobbiamo tutti impegnarci affinché essa trovi una effettiva e diffusa applicazione».
A porre un freno legale, alle condotte abusive verso gli autonomi è l’articolo 3 della legge 81/2017, che ai commi 1 e 2, sancisce l’inefficacia di alcune clausole, come: la modifica unilaterale delle condizioni contrattuali, il recesso senza preavviso in caso di prestazioni continuative, il pagamento oltre 60 giorni, il rifiuto di stipulare un contratto scritto.
Come leve dissuasive il legislatore ha previsto, da una parte (comma 3) il diritto al risarcimento dei danni, dall’altra (comma 4) l’applicazione delle norme sull’abuso di dipendenza economica previste dall’articolo 9 della legge 192/1998.
Dovrà quindi cambiare la mentalità dei committenti perché il riscio di essere condannati a un risarcimento ora c’è.
«Difficile immaginare che un commercialista denunci una situazione di abuso mentre il rapporto è operativo - sottolinea Achille Coppola, segretario del Consiglio nazionale dei Commercialisti - ma ora esistono gli strumenti legali per far si che chi subisce una tale pressione una volta conclusa la collaborazione possa fare ricorso e ottenere un risarciamento» e se si tratta di collaborazioni durate anni, il risarcimento potrebbe rivelarsi cospiquo. «Sono situazioni che in altre realtà - prosegue Coppola - come nei contratti di subfornitura tra grandi e piccole aziende o nel caso di lavoratori dipendenti hanno visto erogare sanzioni rilevanti; d’ora in poi anche i professionisti potranno farlo e denunciare, una volta finito il rapporto, di aver subito un trattamento ingiusto e contro la legge».
Ci sono due tipi di tutele, inibiltorie o di natura risarcitoria. L’inibizione è una strada preclusa se si vuole mantenetre il rapporto con il committente, è facile pensare che molti contribuenti opteranno per chiedere il risarcimento.
Il Jobs act autonomi non sembra avere effetto retroattivo, queste tutelecontro gli abusi saranno valide da ora in poi (la legge 81 è in vigore dal 14 giugno 2017). Un’altro aspetto su cui i commercialisti vorrebbero dei chiarimenti è se queste tutele si applicando anche quando il committente è la pubblica amministrazione. «Abbiamo revisori dei comuni che vengono pagati 500 euro l’anno per rilasciare più di 100 pareri - racconta Coppola - e anche nei tribunali il costo orario di un professionista è in calo, in certi tribunali è di 3,5 euro l’ora. Liquidazioni che vanno rimeditate anche alla luce di questo disposto».
Nell’abuso della dipendenza economica rientra anche il concetto di equo compenso, di cui si è parlato più volte in questi mesi e anche a livello legislativo sono state depositate più di una proposta. «La dipendenza economia è un problema che ha trovato humus dopo la soppressione delle tariffe - afferma Giorgio Luchetta, consigliere nazionale delegato ai compensi professionali - e con la crisi economia qualcuno si è approfittato in modo indiscriminato e il professionista si è trovato in una posizione di debolezza. Una situazione non più tollerabile». È partita quindi questa campagna di informazione da parte del Consiglio nazionale che prevede di costituire una task fors che dia supporto agli Ordini territoriali nell’assistere i loro iscritti.
«Al legislatore va segnalata il disagio crescente dei professionisti - aggiunge Luchetta - e ai colleghi vanno fatte conoscere le nuove tutele contenute nel Jobs act».