Professione

Commercialisti «garanti» per i piccoli azionisti

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di Alessandro Galimberti

A un anno dal recepimento della direttiva 2017/828 (Shareholders rights), che dal giugno 2019 aumenterà la trasparenza delle società e i diritti degli azionisti, si impone un cambio di passo nella gestione del rapporto con gli amministratori e nell’esercizio dei poteri delle assemblee. Ciò è tanto più importante nel momento in cui gli investimenti nell’economia reale stanno virando sul risparmio gestito, casse professionali e fondi pensioni inclusi. Se ne è parlato ieri in un convegno organizzato a Roma dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti sugli «Investitori previdenziali e i diritti degli azionisti». «Dovremo essere pronti a sfruttare le potenzialità della direttiva - ha detto il presidente dei commercialisti, Massimo Miani - operando sempre per favorire una maggiore partecipazione dei piccoli azionisti e degli investitori istituzionali alle decisioni assunte in seno alle quotate e una maggiore trasparenza nella redazione dei documenti di carattere economico-finanziario». In questo contesto il voto elettronico in assemblea, ancora molto “opzionale” nelle maggiori quotate, è un passaggio ineludibile. Per Achille Coppola, segretario del Consiglio nazionale, i commercialisti «possono ricoprire il ruolo di amministratori indipendenti o di componente dell’organo di controllo delle quotate, così come essere al fianco degli investitori aiutandoli, con dati e indicazioni, nell’esercizio consapevole del voto». L'esperienza comparativa con l’Europa, da questo punto di vista è illuminante: da tempo operano team e comitati che “organizzano” il voto - altrimenti disperso - di decine di migliaia di microazionisti.

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