Professione

Commercialisti verso la riforma

di Federica Micardi

I commercialisti si preparano a una nuova riforma della professione. La notizia è stata data ieri dal presidente della categoria Massimo Miani durante il suo intervento all'apertura dei lavori del 55esimo congresso nazionale del'Unione nazionale giovani dottori commercialisti esperti contabili, che si conclude oggi a Napoli, dedicato al «Dottore commercialista, “nuovo” manager della crisi d'impresa».

I commercialisti sono ancora una professione giovane, ma negli ultimi anni il numero degli ingressi si è dimezzato, e presto le nuove leve non riusciranno a coprire i posti lasciati liberi da chi va in pensione. «Nel 2016 ci sono stati 2.500 nuovi iscritti - ha detto dal palco Miani - e fra poco il numero di chi cessa l'attività supererà quello di chi entra». È quindi necessario un cambio di passo. «Ieri ero a colloquio con il ministro Orlando a cui ho chiesto un avvio di tavolo per la riforma del nostro ordinamento - ha raccontato Miani - e il ministro, che è interessato a presenziare, si è impegnato per avviarlo subito dopo Pasqua». Sul tavolo c'è la riforma del 139, considerata oramai anacronistica nonostante abbia solo dieci anni, le specializzazioni - che secondo la visione di Miani dovrebbero entrare nell'Albo- e la formazione.

Per il presidente dell'Unione Fazio Segantini la politica del Consiglio nazionale deve essere inclusiva, e confrontarsi con i colleghi e con chi li rappresenta ed è con questo spirito che deve affrontare le grandi riforme di cui la professione ha bisogno per essere moderna e competitiva. E in merito alle novità normative sulla gestione della crisi d'impresa, Segantini ha evidenziato che la norma in formazione ha alcune “ombre”, la creazione di un “nuovo albo” dei gestori e controllori e la creazione degli organismi di composizione della crisi all'interno delle Camere di commercio «che, di fatto, esautorano le professioni che fino ad ora sono state protagoniste della crisi».

Durante il Congresso più voci si sono spese per richiamare all'unità della categoria e alla condivisione di intenti. In primis Miani: «Stiamo cercando di immaginare e capire il giusto rapporto tra Casse di previdenza, sindacati e consiglio nazionale». E aggiunge: «Serve un maggior coordinamento tra le nostre voci, serve fare squadra per raggiungere gli obiettivi politici che ci siamo dati». Un processo di rinnovamento che richiederà anni. Sulla stessa linea il presidente di Cassa commercialisti Walter Anedda: «La nostra è una professione che ha ancora tanti giovani, ma faticano a fare reddito e a guadagnare; perché la professione viva e cresca è necessaria la condivisione di un percorso tra Consiglio nazionale, Casse e associazioni di rappresentanza».

Sul punto Segantini si dice disposto al dialogo ma ricorda le peculiarità delle sigle sindacali e sottolinea che«una pluralità di voci e di esperienze è una ricchezza cui si può attingere.

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