Professione

Commercialisti, dal Pnrr la spinta per trasformare la professione

Occorre puntare sulla consulenza e favorire il link tra imprese e finanza

di Federica Micardi

Commercialisti pronti a cogliere le opportunità che si apriranno grazie al Pnrr. Il tema è stato al centro dell'appuntamento «Previdenza in tour» organizzato da Cassa dottori commercialisti che si è svolto ieri a Firenze.

La categoria è disposta a fare la sua parte e mette in luce i punti di forza che la caratterizzano, ma anche i punti di debolezza. «In questa giornata di proficuo confronto – spiega il presidente di Cassa dottori commercialisti Stefano Distilli – abbiamo voluto dar voce, confrontarci e guardare da punti di vista diversi il Pnrr interrogandoci sulle reali opportunità e allo stesso modo sulle incognite che il Piano può offrire per il mondo della libera professione e dei dottori commercialisti in particolare, ma anche su come il contesto attuale ci spinga a una vera e propria trasformazione che sia non solo economica, ma sociale, culturale, umana».

Il presidente Distilli sintetizza così la figura del commercialista nel prossimo quinquennio e gli elementi sui quali i professionisti devono puntare per far sì che il Pnrr si traduca in misure concrete in grado di mettere realmente a terra i progetti di sviluppo e rinascita per il Paese: «Ruolo sempre più consulenziale, collaborazione e aggregazioni anche interprofessionali in un’ottica multidisciplinare, ruolo di supporto e collegamento tra imprese e finanza nel canalizzare gli investimenti verso l’economia reale, affiancamento alla pubblica amministrazione nel processo di semplificazione e allo stesso tempo attenzione e monitoraggio delle modalità di utilizzo dei fondi».

Dal dibattito di ieri è emerso con chiarezza che l’aggregazione è ancora un obiettivo mancato per la categoria. «Eppure – sottolinea Claudio Rorato, responsabile scientifico Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano – il mondo multidisciplinare guadagna meglio e di più rispetto al monodisciplinare»; insomma collaborazione, ibridazione e aggregazione “pagano”, ma c’è ancora resistenza da parte dei professionisti, che si accompagna a norme fiscali presenti e future (come l’esonero dall’Irap per le sole persone fisiche) che disincentivano le aggregazioni. «La complessità che oggi dobbiamo governare è tanta –prosegue Rorato – e il professionista non è un tuttologo, aggregarsi è una necessità di mercato al di là delle economie di scala».

A ricordare i rischi legati alla criminalità Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, che ha evidenziato come sia importante tenere alta l’attenzione sulle modalità di gestione dei progetti che verranno sviluppati nell’ambito del Piano, e i commercialisti potrebbero giocare un ruolo chiave.

Per l’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse di previdenza dei professionisti, era presente la vicepresidente Tiziana Stallone, che sottolinea come gli enti di previdenza abbiano molto chiare le fragilità del mondo professionale, su cui le Casse stanno intervenendo attraverso il welfare strategico. Su questo fronte Cassa dottori ricorda che ammontano a quasi 25 milioni di euro gli interventi di welfare che l’ente ha messo in campo a favore dei propri iscritti nel 2021 e che si muovono nella direzione delle missioni del Pnrr. Tra questi segnaliamo il bando per il supporto all’attività professionale che stanzia 3,5 milioni per le fasi di avvio e di aggregazione (domanda da presentare entro il 15 marzo 2022).

La pandemia ha visto crescere i redditi dei commercialisti, da sempre professione anticiclica; da un’analisi effettuata dalla Cassa sui redditi 2019 e 2020 di 55mila iscritti su un totale di 70.597 (non sono stati conteggiati gli iscritti e i cancellati del 2020 e i redditi comunicati negli ultimi giorni prima della scadenza del 1° dicembre), risulta che i redditi sono passati da 68mila euro a circa 71mila euro mentre il volume d’affari sale da 121mila a 125mila euro; l’aumento era già stato rilevato da un’indagine di ottobre della Fondazione studi di categoria che però prendeva a riferimento un cluster più ampio, e infatti si parlava di un reddito di 61.237 euro, aumentato dello 0,5 per cento.

In aumento anche gli iscritti, sono 2.400 le nuove leve e 850 i cancellati; cresce anche la percentuale di contributo medio che passa dal 13,3 al 13,5% a fronte di un contributo obbligatorio del 12%.

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