Professione

«Controlli, meno carte e più fatti»

di Gianni Trovati

«Il decreto è un ottimo segnale perché affronta finalmente la sproporzione che abbiamo sempre segnalato fra i compiti dei revisori e i loro compensi inadeguati. Ma ora questa attenzione, di cui diamo atto a Viminale e Mef, deve proseguire affrontando i tanti altri aspetti che restano problematici». Davide Di Russo, vicepresidente del Cndcec e delegato agli enti locali, è anche un revisore dei conti. E segue la professione sia sul piano politico sia su quello pratico.

In cantiere c’è il regolamento su formazione ed estrazioni. Come vi sembra?

Ci stiamo confrontando nella direzione giusta, ma l’occasione da sfruttare è la riforma annunciata del Testo unico degli enti locali, perché bisogna cambiare le norme primarie.

Dove, per esempio?

Vanno razionalizzati gli adempimenti dei revisori, che ormai sono più di 100 all’anno. E bisogna cancellare l’«esilio a vita», che impedisce di ricevere nuovi incarichi dopo due mandati. Con il sistema dell’estrazione non ha senso.

La riforma, però, rischia di avere tempi lunghi.

Ma va fatta, ascoltando i professionisti che da tempo sono impegnati in proposte di modifica e in azioni di supporto ai colleghi. A breve pubblicheremo i nuovi principi di revisione e le carte di lavoro, e su input della Corte dei conti abbiamo avviato un tavolo per preparare un documento unico su bilancio preventivo e rendiconto, per rendere più snella ed efficace l’azione di controllo. Perché i revisori vogliono essere un aiuto vero alla buona amministrazione e un presidio di legalità, e questi obiettivi si raggiungono concentrandosi sulla sostanza dei fatti contabili e non moltiplicando carte e obblighi.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©