Contabilità

Crescentino (Assirevi): necessaria un’uscita graduale dalle leggi d’emergenza sui bilanci

Intervista al presidente Gian Mario Crescentino: «Si è cercato di sopperire alle deroghe con informazioni complete e trasparenti in nota integrativa»<br/>

di Maria Carla De Cesari

Le misure di emergenza per le imprese, per garantire la liquidità e per assicurare la salute contabile, sono state proporzionate?

Il sistema ha tenuto – risponde Gian Mario Crescentino, presidente di Assirevi, l’associazione delle società di revisione –. Il nostro angolo di visuale è costituito, in prevalenza, dalle grandi e dalle medie
imprese che hanno dimostrato, durante l’emergenza, di essere resilienti, per dirla con un’espressione in voga. Certo le piccole e le micro imprese, che sono fuori dal nostro campo di osservazione, hanno vissuto
molte difficoltà. In generale, però, la situazione è meno peggio di quanto avremmo potuto immaginare.

Le deroghe contabili, in particolare quella sulla continuità aziendale, rischiano di drogare un po’ i bilanci? Anche di società già in difficoltà prima del Covid-19?

La deroga sulla continuità aziendale è stata modificata con la legge di Bilancio 2021. È stata centrale l’interpretzione dell’Organismo italiano di contabilità: nella valutazione delle voci nei bilanci approvati dopo il 23 febbraio 2020 si può non tenere conto degli effetti negativi del Covid-19, ma è richiesta completezza di informazione sugli effetti dell’emergenza. Sulla trasparenza hanno molto insistito le autorità di vigilanza,
l’Esma e la Consob.

Dunque, alla prova sul campo la capacità segnaletica dei bilanci non è venuta meno?

Rispetto alle deroghe si è cercato di sopperire con una informazione completa e trasparente in nota integrativa. Amministratori, collegio sindacale e revisori hanno risposto all’appello di Esma e Consob con un adeguato corredo di informazioni.

D’altra parte le deroghe non hanno cancellato uno dei pilastri della riforma del fallimento, l’obbligo degli adeguati assetti.

Questo è un tema fondamentale: la pandemia ha messo ancor più in evidenza che la capacità di resilienza di un’impresa nel medio-lungo periodo è data, in primo luogo, dalla qualità della governance e dall’efficacia dei controlli interni. Anche il dibattito internazionale sottolinea come la salute dell’impresa si giochi su tre linee di difesa: una governance sana e un efficiente controllo interno attraverso i sindaci, un buon
controllo esterno attraverso i revisori e un efficace sistema di vigilanza da parte delle authority. Questi tre livelli devono funzionare in modo armonico.

Qual è stata, nei bilanci 2021, la difficoltà maggiore?

La questione più sensibile è quella delle stime, dei piani prospettici in una realtà in forte mutevolezza. L’altro tema è costituito dalla continuità aziendale, anche se
dobbiamo dire che in generale le imprese maggiori hanno mostrato una struttura ragionevolmente salda.

Le misure per l’emergenza non dureranno per sempre. Cosa succederà dopo?

Intanto è opportuno non staccare la spina dell’ossigeno dall’oggi al domani. Occorre un’uscita accompagnata e graduale. Naturalmente questo percorso è demandato alla saggezza del legislatore.

La Commissione Ue ha presentato in aprile la proposta di direttiva sull’informativa circa la sostenibilità. Non c’è il rischio di ingolfare il bilancio con troppe informazioni?

Si va verso un’informativa integrata,
tanto è vero che nella proposta non si distingue più tra informazioni finanziarie e non finanziarie. La trasparenza sulla sostenibilità è una esigenza avanzata dal mercato. Il problema è elaborare gli standard altrimenti si rischia un po’ l’effetto “torre di Babele”. Non sarà un compito facile, anche se la Commissione Ue ha dichiarato di voler fare riferimento a quanto, in questa materia, è già stato prodotto. Intanto è aperta la consultazione sulla proposta, poi vedremo il testo finale. I tempi sono molto stretti,
visto che la Commissione vorrebbe che la nuova direttiva venisse applicata dal
gennaio 2023.

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