Adempimenti

E-commerce, presidio Iva oltre 10mila euro

In consultazione fino al 15 gennaio sul sito del dipartimento delle Finanze lo schema di Dlgs che attua le direttive comunitarie

di Benedetto Santacroce

Il Dipartimento delle finanze gioca d’anticipo e cerca di imporre un’accelerazione per il recepimento delle direttive e-commerce. In particolare, il Dipartimento ha pubblicato lo schema di Dlgs di recepimento delle direttive 2017/2455/UE e 2019/1945/UE, che, in via principale, dal 1 luglio 2021:

semplificano le cessioni di beni via web tra Stati membri verso consumatori finali, con l’estensione del Moss a tutte queste transazioni;

disciplinano le regole di funzionamento delle transazioni tramite marketplace (o facilitatori) per le transazioni realizzate da soggetti non stabiliti in Ue ovvero per beni provenienti da Paesi terzi di modico valore (non superiore a 150 euro);

aboliscono l’esenzione Iva di 22 euro per le piccole spedizioni, ampliando, però, il numero di operazioni da dichiarare in dogana;

semplificano la gestione delle forniture di servizi a consumatori finali da parte di soggetti passivi non stabiliti o di soggetti passivi UE ma in uno Stato diverso da quello di consumo.

La pubblicazione in consultazione dello schema di Dlgs ha lo scopo di ottenere entro il 15 gennaio 2021 le osservazioni necessarie per consentire in tempi brevi il recepimento dell’intera normativa che presenta molteplici aspetti di criticità e che obbliga le imprese a uno sforzo non indifferente tenendo presente che in questo momento le vendite a distanza (o commercio elettronico) costituiscono l’unica forma di vendita che non è stata bloccata dalla pandemia e che nell’ultimo anno ha avuto un incremento di oltre il 26%.

Il recepimento della direttiva presenta più di un’insidia per gli operatori che potrebbero trovarsi fuori mercato ovvero nell’impossibilità di gestire in futuro alcune tipologie di transazioni. Un primo punto di attenzione riguarda le modalità di gestione dal 1° luglio 2021 delle vendite a distanza intracomunitarie di beni. Allo stato attuale il sistema prevede un modello di tassazione piuttosto complesso perché al superamento di una soglia prestabilita che varia da 35mila a 100mila euro per Stato membro e per anno il fornitore deve prendersi una posizione Iva nello Stato membro del consumatore finale (identificazione diretta o rappresentante) per assolvere in detto Paese l’Iva. Questo sistema viene affiancato da un sistema semplificato che per queste cessioni ammette il pagamento dell’imposta direttamente nello Stato membro di stabilimento del fornitore attraverso una dichiarazione trimestrale in cui vengono individuate le operazioni realizzate nel trimestre di riferimento nei confronti dei diversi Stati membri con versamento dell’imposta calcolata però con l’aliquota dello Stato membro di consumo. In effetti, viene esteso il sistema del Moss (ora Oss) già previsto per il commercio elettronico diretto. A prescindere dal problema dell’aliquota, il tema che si pone è che scompaiono le soglie per Stato membro e viene prevista una soglia unica a livello Ue di 10mila euro. Quindi nella maggior parte delle ipotesi sarà possibile gestire l’operazione con il sistema dell’OSS ovvero assumendo nei singoli Stati membri di destinazione un posizione Iva.

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