Il CommentoFinanza

Economia sostenibile, nuova frontiera dei commercialisti

di Massimo Scotton

In questa fase post pandemica l'Italia e le altre nazioni mondiali muovono passi verso piani di economia sostenibile. Veniamo da lunghi anni di economia prettamente finanziaria alla quale si sono orientati i sistemi di governance nazionali e aziendali, con obiettivi tipici della creazione di valore inteso come profitto e della sua massimizzazione in tempi compatibilmente brevi con le aspettative degli shareholders. Le politiche interne di gestione, anche riguardo agli obiettivi di remunerazione del management, sono state ancorate e misurate sul soddisfacimento di tali aspettative.

Un sistema economico sostanzialmente energivoro, senza attenzione ad un replacement delle risorse consumate per produrre ricchezza, oggi si trova a fare i conti con una situazione compromessa dal punto di vista ambientale, in difficoltà sotto diversi aspetti della vita sociale e dei diritti, e con sistemi di economia e governance impreparati ad intercettare i deficit che oggi si delineano in concrete domande del mercato mondiale.

Nella sola Europa la recente proposta di direttiva comunitaria COM/2021/189 ha annunciato la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (Crsd), che modificherà i processi e i contenuti obbligatori del sustainability reporting ampliando altresì la platea dei soggetti destinatari dalle circa 11.700 società europee, incluse oggi nel perimetro di applicazione della direttiva 2014/95/UE, a circa 49mila società della nuova Crsd. E si attendono prossime proposte dalla Commissione su obblighi di filiera e doveri degli amministratori in materia Esg.

Ciò rappresenta un forte segnale di orientamento per la creazione di valore nella nuova dimensione della sostenibilità con un maggior riferimento temporale (terminal value) che sia in grado di catturare le aspettative degli stakeholders, un soggetto pluralistico di più ampia dimensione che misura il valore di un’azienda in termini di capacità di essere compliant e soddisfare
i parametri Esg.

Attorno a queste nuove tendenze dell'economia, non spontanee ma indotte, ruotano rilevanti tematiche geopolitiche legate alle fonti di approvvigionamento di materie che condizioneranno lo sviluppo economico mondiale. Recenti studi hanno focalizzato il tema delle “terre rare”, i 17 elementi chimici classificati come metalli di largo consumo in settori strategici dell'elettronica, dello sviluppo di fonti di energia pulita quali quella solare e eolica e nel settore automotive. Elementi centrali che affrontano dalla lettera “E”, a cascata, le tematiche Esg.

Gli studi hanno anche evidenziato che il 90% della produzione di queste è in Cina, il che impegna Stati Uniti, Australia, Russia ed Unione europea in una rincorsa verso la non dipendenza da un'unica fonte di approvvigionamento.

Queste tematiche, di differente e superiore profilo, impatteranno su temi di natura economica in termini di scelte di politiche industriali ed aziendali, di impegno e geolocalizzazione di flussi finanziari dai piani di risanamento delle economie verso i paesi produttori, con nuovi equilibri economici
da definire.

In questo contesto si svilupperanno nuovi processi e una nuova domanda di competenze dal settore industriale fino a quello professionale coinvolgendo le discipline economico aziendali e giuridiche. Una nuova opportunità di lavoro per la nostra professione nell'assistere le aziende per la redazione di sustainable business model rivolti alla creazione di valore Esg oriented, e nel fornire altresì supporto alle Pmi della supply chain per soddisfare le richieste dei general contractors. Nuove competenze della funzione di controllo nell'ambito della corporate governance chiamata a verificare la conformità del sustainability reporting alla recente normativa comunitaria e nazionale, fino alle attività di assurance già previste all'articolo 1 del Dlgs 139/2005. Nuove frontiere della professione ai nastri di partenza.